Un tuffo nostalgico nella canzone d’autore anni '60/'70
Questo gradevole disco di Stefano Ferro costituisce un po’ una summa di sonorità di certa canzone d’autore italiana (quella, per intenderci, che ha fondato il proprio stile e spesso anche il proprio messaggio contenutistico sul songwriting americano che tanta fortuna ebbe negli anni '60 e '70 del secolo scorso). In “Il Mercante di pensieri” troviamo di tutto: c’è Dylan e Johnny Cash, De Andrè, Ligabue, Ricky Gianco e anche Gian Maria Testa, nonché un’aura protestataria che coinvolge anche i testi di questa manciata di canzoni (sono otto, i pezzi, per una durata d’ascolto totale di circa trentacinque minuti) che si fa ascoltare molto volentieri.
Il maggior pregio del disco consiste proprio nel fatto di riproporre i frutti, in termini stilistici, di una stagione musicale che oggi trova poco seguito nelle generazioni più giovani e che forse è stata già consegnata definitivamente alla storia. Ma non importa, per uno come me che quel modo di cantare e di fare musica l’ha respirato per dei lustri, va bene anche così. Mostra peraltro una sapiente capacità di scrittura, Stefano Ferro, e di aver molto bene interiorizzato parte rilevante della nostra canzone d’autore. Su arrangiamenti asciutti ed efficaci le parole delle varie songs appaiono perfettamente aderenti all’andamento della musica.
"Il mercante di pensieri", "Il confessando", "Lo scribacchino comunal" e "La ballata dell’assenza" costituiscono un brillante esempio di quanto si è appena detto.
Ciò che forse manca davvero, in questo disco, è quel tocco di originalità, di impronta personale che consentirebbe all’autore di proiettare più in grande la propria dimensione autoriale e il proprio sforzo artistico; è difficile, infatti, sfuggire all’impressione del già sentito che aleggia continuamente ascolto dopo ascolto. Lavoro in ogni caso apprezzabile e da ascoltare, quello di Stefano.
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La recensione Il Mercante di pensieri di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-06-12 00:00:00
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