Bestoff VIA 2018 - Cantautoriale, Pop, Acustico

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Il cuore grande dei Bestoff. Folk e world music per dipingere il più nobile dei sentimenti

Cosa hanno in comune l’acqua e l’amore? La capacità di adattarsi. L’acqua, come tutti i liquidi si adatta ad ogni tipo di contenitore e l’amore, si l’amore, si adatta alla singolarità delle persone, ad ogni specifica peculiarità dell’umanità. E’ diverso per tutti, lo raccontiamo tutti in maniera differente e con numerose sfumature. E’ tragedia ed è commedia, è Dante o Pietro Aretino. Ed è questa la chiave di lettura con la quale aprire lo scrigno, o meglio, il cuore della musica dei Bestoff (Samuele Rossin, chitarra e voce, Nicola Cipriani , chitarra e cori, Matteo Vallicella , basso, contrabbasso e cori, Andrea Oboe , batteria e percussioni) . Parlano d’amore, l’amore in tutte le sue forme e lo fanno con quel calore che solo il legno delle chitarre  accordate sulle note del folk-pop, venato di world music, sa regalare.Dopo aver pubblicato nel 2013 il primo ep dal titolo “4”, ed essersi esibiti per Rai3 nella rubrica IncantaTu sul Red Carpet di Sanremo 2017, si presentano al pubblico con il loro primo lp, “Via”.

E proprio con l’intro “Via” che iniziamo ad addentrarci nell’anima e nel suono dei Bestoff. E’ un brano misurato, delicato, che profuma d’oriente e sembra scritto lungo le rive di un fiume nei pressi di una cascata. Come l’acqua, dicevamo,  si adatta alla forma del contenitore così questo disco sembra essere un recipiente circolare e gli stessi suoni ritornano, ermeticamente,  nel brano conclusivo “No”. Nel mezzo sensazioni, suggestioni e sogni. Le chitarre di “Dove sei” ricordano Fausto Mesolella, e raccontano, cercano disperatamente l’amore che, come una bussola , spiega la via per riordinare i pensieri, la vita, al cospetto del quale tutto appare essere irrilevante, dove persino fuoco e freddo “scivolano via”.  Delicata e leggera come le corde pizzicate nell’intro è “La stagione delle piogge” che continua in crescendo fino alla lunga coda che ricorda alcuni outro dei britannici Coldplay.
“Foto in la maggiore” ha un piglio nettamente differente, un impronta latina, calda, danzante e, come tanti piccoli scatti fotografici, ferma momenti, impressioni tutti, naturalmente, dettati dal più nobile dei sentimenti. “Legami” ci riporta verso lidi più tranquilli, tinti di malinconia e fragilità come fragile e delicato può essere l’amore, dove legarsi a filo doppio appare l’unica soluzione per stare bene. E lo stesso filo  riappare in “Appesi (a testa in giù)”, un brano dal pathos maggiore, scandagliato dalla batteria e dal basso dominante, dove il suono veste il canto di Rossin, sempre leggiadro e in primo piano.“Chiudo gli occhi” è il brano più catchy  del disco pur restando all’interno delle atmosfere raffinate delineatesi nell’ascolto. Le stesse che puntualmente si riversano nella sognante “Luna”, metafora e specchio dei sentimenti e dei mutamenti dell’animo e  nella fiduciosa e ingenua “Nel cassetto dei sogni”.Dal sole cocente dei Caraibi sembra esser nata “25 punti di vista”. È tumultuosa, frizzante, da ballare come se non vi fosse un domani, dimenticando i dolori e le ferite di ieri, pensando solamente all’attimo che è quanto di più vicino alle emozioni, ai sentimenti: Tanto impetuoso e animato da una forza vitalistica primordiale quanto fugace e cangiante.

 

“Via” è un disco buono, genuino ed emozionale. E’ un disco sentito, che ha origini lontane e lo si percepisce ma è saturo di sentimento il che può risultare, alla lunga, soporifero. E’ ben arrangiato e tutta la sezione ritmica ammanta con perizia la voce di Samuele Rossin, bravo ad interpretare tutte le sfumature emotive presenti nelle tracce.

 

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La recensione VIA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-04-06 00:00:00

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