Margareth Run 2018 - Rock, Elettronica, Alternativo

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Uno spazio sospeso in continua trasformazione che fa incontrare epoche diverse, dando origine a suoni che non sono mai di passaggio.

Cinque anni sono il giusto tempo per lasciar crescere e maturare le proprie ambizioni: dall’ottimo “Flowers” del 2013, i Margareth non hanno abbandonato il gusto per la sperimentazione, ma hanno compiuto quel passo in avanti che consente ai cinque brani di “Run” di evocare visioni in una forma-canzone più definita, attraverso l’incontro di epoche diverse.

Nella sua compiutezza, “Run” cammina lentamente ritagliandosi il suo posto nel mondo mentre tutto intorno sembra essere in pausa. Una sensazione resa possibile da scelte artistiche determinate e accurate, che permettono di dare origine a suoni che non sono mai di passaggio, ma che sporcano lo spazio in cui si muovono in maniera indelebile, imprimendo un solco nella memoria dell'ascoltatore. L’atmosfera che ne risulta sembra raccontare una realtà alterata da attraversare in tutte le sue trasformazioni.

Succede con la title track, che con la conclusiva “Treeline” condivide la matrice beatlesiana, che seduce con le melodie e inchioda con i synth, o con gli incastri armonici e le poderose bassline di “Closer”, che vira verso la psichedelia e fa emergere la fantasia compositiva della band. Si prosegue con il senso di sospensione della raffinata “Black Walls”, da cui ci aspetta una rottura della tensione che non arriva mai, fino a sfociare in “The Coldest Winter”, probabilmente il pezzo che più di tutti sintetizza la maturità e la completezza di questo ep.

Dentro lo spazio sospeso evocato dalla loro musica, i Margareth sembrano aver trovato una collocazione precisa. Bastano pochi minuti per lasciarsi affascinare.

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La recensione Run di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-07-30 09:00:00

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