Planetanon demo 2005 - Elettronica

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Come trovarsi faccia a faccia con un alieno che parli ad una velocità accelerata rispetto alla nostra. E tutto pare un ronzio indistinto. Inizio effettato, elettronico, accattivante. Poi ritmo regolare, strutture mai troppo complicate, pochi accordi jazzy alle tastiere. Voce dal timbro chiaro, buona e controllata nelle timbriche basse, più incerta quando sale e spinge. Tutto sommato piacevole. Così si presentano, alla prima traccia, i Planetanon. Perché i Radiohead, se il tuo fare musica cede alle lusinghe del rock melodico-elettronico, se si spinge verso la desolazione di rumori cool, se si immerge affascinato nelle armonie contigue dell’effetto cluster, allora o li ami per devozione o li odi per tentata differenza. Ma in ogni caso ti ci rapporti.

Accade proprio questo nel lavoro dei Planetanon. Per loro stessa affermazione, i cinque inglesi dell’Oxfordshire sono punto di riferimento ed ispirazione. A partire dal cosiddetto “three guitar sound”, come veniva definito lo stile Radiohead sin dai tempi di "Pablo Honey". Il richiamo non è solo nel logo scelto dal gruppo, di omino tutto testa ed un solo occhio emule dei disegnini di Thom Yorke. E’ anche nella voce, a volte incorporea, monocorde e processata, sentita in "Kid A", nell’instabilità surreale delle tastiere ed in alcuni loops e cut-ups di quegli storici brani (i copia-incolla su tappeti ritmici di suoni campionati). Questo è il magma in cui si muovono, con passi buoni, i Planetanon. A cui chiederei di spingersi ancora oltre, come riescono a fare nella bella traccia tre, “Viaggio di ritorno”, la migliore in assoluto per atmosfere ed arrangiamenti, capaci di trascinare chi ascolta in un limbo sospeso, in una specie di “ossessione ascensionale” per citare il testo, soprattutto grazie alla tastiera iniziale, cupa ed intensa come nei Sigur Ross. Ma anche la traccia quattro, “Memo.storie” esula un po’ dalla cornice appena descritta, procedendo con vaghi richiami a sonorità anni Ottanta, prima di rituffarsi ancora in accordi Radiohead. Si sente, nei Planetanon, una sorta di sovraccarico emotivo, tradotto in linee di chitarra a tratti arpeggiate ed in testi già di buona forgia. Dipingono un groove che mi ricorda una citazione molto amata proprio da Thom Yorke: “Nella vita sii regolare e metodico come un borghese, così potrai essere originale e sfrenato nella tua opera.”

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La recensione demo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-05-27 00:00:00

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