Michele Krnjak Total Turn 2018 - Funk, Alternativo, Dance

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Tanto funky nel secondo lavoro di Michele Krnjak, “Total Turn”, che in undici tracce quasi esclusivamente strumentali dà ampia prova delle abilità del polistrumentista

Polistrumentista proveniente dal fantastico mondo dei busker e militante anche nella rockband Vintage Souls, Michele Krnjak ha un nome italianissimo e un cognome che in sei lettere annovera una sola vocale, un po’ come la sua musica, che per gusto melodico è ancora con i piedi piantati nella nostra penisola benché per sviluppi, arrangiamenti e strutture sia certamente proiettata all’estero insieme alla sua “anima vintage”, sospesa nel tempo e lontana dall’epoca in cui propone questo suo secondo lavoro, intitolato “Total Turn”.

Successore di “Lost in Paradise” del 2017, in cui lo hang la faceva da padrone, questo secondo disco di Krnjak punta maggiormente sugli arrangiamenti funky sostenuti da linee di basso fingerstyle, stuzzicati da chitarre percussive e da fiati che barriscono frasi melodiche solitamente semplici e dirette. In queste undici tracce, di cui memorabili restano soprattutto la sventolante melodia di “Flags” e l’ansiogena “Money Runner”, tra inediti e cover rivisitate, Krnjak suona praticamente tutto, dalla beatbox al basso, dalle chitarre al darbuka fino alle tastiere e alle (poche) voci, ma trova comunque lo spazio per farsi accompagnare da Roberto Saletti alla voce in “Low Rider”, “Find The Sun” e “Gun Blues”, Luca Tassi alla tromba e trombone in “Low Rider” e “Chameleon”, Luca Bosi alle tastiere in “Old Man's Hat”, “Gun Blues” e “Dean Town” e Francesco Cinti al sassofono tenore in “Money Runner”. Le collaborazioni comunque restano sostegni amichevoli e non invasivi, che non modificano l’attitudine performativa e al tempo stesso trasognata di Krnjak, il quale resta protagonista di un disco poco ammiccante nei confronti delle masse ma dignitoso e coerente nel suo stile.

L’impressione è che l’artista voglia rappresentare musicalmente il suo mondo virtuale fatto di grafiche iperpixelate e colori astratti, perciò raccoglie i suoi sampler, selezionati con cura come pezzi di un puzzle, e brano dopo brano li incastra fino a realizzare tangibili testimonianze della sua ottima tecnica. D’altra parte, come si diceva all’inizio, Michele Krnjak ha frequentato la migliore e più severa delle accademie: la strada.

 

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La recensione Total Turn di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-24 00:31:37

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