Strenght Sick hearts die young 2005 - Hardcore

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Un turbine irrefrenabile: urla sgolate, poco decifrabili e un sound veloce e incontrollabile. Schegge impazzite che non danno tregua per quasi 25 minuti. Quanto picchia l’hardcore! Una vera e propria potenza. E siamo anche in Italia, a Roma precisamente (alla faccia degli americani!). Complimenti a questi ragazzi che hanno già una buona reputazione anche all’estero.

Eccoci, quindi, di fronte all’hardcore capitolino dei Strength Approach: old school con qualche accenno di melodia e di rinnovamento. Con “Nothing remains” si percepisce subito quello che è il leitmotiv del loro nuovo lavoro “Sick hearts die young”, che è tra l’altro costellato da qualche granello di new-school che ogni tanto compare all’orizzonte. “The greatest guilt” (presente anche la voce di Vinx dei Vanilla Sky), infatti, differisce un po’ dal resto: è un bel pezzo, meno speed degli altri e con qualche intercalare di cantato orecchiabile che leggermente si avverte anche in altre tracce (strano ma vero in questi contesti). Poi si parte di nuovo con il delirio sonoro, fatto di una batteria ultraveloce e torrenziale che rincorre gli altri scattanti strumenti. Non mancano i cori furiosi che si intrecciano al cantato principale. Insomma pezzi concisi che spaccano bene.

La traccia 13 è una traccia fantasma, della durata di 6 minuti e 44 secondi, composta da 47 secondi iniziali di energia hardcore. Si tratta di una cover “Small man, big mouth” dei Minor Threat, caratterizzata dalla presenza di una voce femminile interessante e incisiva (evviva) e poi a seguire cinque minuti di pace e silenzio, quasi a voler significare che dopo il macello sonoro è bene concedersi qualche minuto di relax. E poi surprise, gente: allo scadere dei 5 minuti e 49 circa, i simpatici ragazzi provano a suon di chitarra acustica un pezzo un po’ fuori dal loro repertorio, melodico, dolce, forse per dimostrare la loro “sensibilità”. Fatto sta che ad un certo punto qualcuno contrariato interrompe l’idillio e dice: “Ma io non posso cantà ste cose rigà”. Strenght Approach: missione compiuta.

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La recensione Sick hearts die young di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-06-08 00:00:00

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