Il muro del canto L'Amore mio non more 2018 - Alternativo

L'Amore mio non more precedente precedente

“L'amore mio non more" è un album con una forza intrinseca che deriva dall'intatto magnetismo di una poetica intensa e popolare, ancora in grado di emozionare.

Quella di riuscire a parlare al cuore di chi ascolta non è una caratteristica che si acquisisce con una particolare tecnica, ma è piuttosto un'attitudine naturale che, come un dono, una dote, una peculiarità, conferisce spessore chi ne ha il potere. Album dopo album, Il Muro del Canto hanno dimostrato di saper comporre canzoni che arrivano al pubblico toccando le corde più intime e facendolo sentire parte di una comunità con cui condivide valori e sentimenti.
Merito innanzitutto del timbro caldo e della scrittura profonda e illuminata di Daniele Coccia, in grado di costruire un immaginario oscuro e senza tempo che sa raccontare in maniera viscerale la vita e i suoi tormenti. Ma merito anche di una band affiatata che ha saputo rinnovare la musica tradizionale romana attraverso stilemi rock, e della costruzione di uno stile coerente e ben definito.

Con "L'amore mio non more", quarto album in otto anni di carriera, Il Muro prosegue sulla strada di un folk rock fortemente identitario e contaminato, introducendo variazioni sul tema che rinnovano la formula senza snaturarla: l'esperimento del cantato in italiano ("Stoica"), che determina senza dubbio un iniziale disorientamento, la voce femminile di Lavinia Mancusi nei tormenti d’amore di "Senza ‘na stella" , o la sperimentazione sonora fatta di suoni elettrici e che si avvicina alla musica d'autore, spingendosi fino al reggae di "Al tempo del sole".

Dentro, il racconto di una Roma decadente di "Reggime er gioco" («È come ‘na regina nera, te parla d'amore e nun c'ha da magnà»), la capacità, cantata nella title track, di trarre il bene dalla fine di una relazione, l'omaggio a Lando Fiorini nella rivisitazione di "Ponte Mollo".
A impreziosire l’opera, la forza espressiva dei monologhi del batterista Alessandro Pieravanti che stimolano riflessioni: “Roma maledetta”, che ripercorre la storia della città attraverso la cronaca nera, e la conclusiva “Il tempo perso”, sulla consapevolezza dei limiti umani.

È proprio il tempo uno dei temi portanti del disco: quello dei ricordi nella trascinante “Novecento”, quello della memoria nella ricerca di un modo per affrontare le difficoltà in “La vita è una” («S'è fatto duro er gioco prima de inizziallo, dura 'na vita e nun c'è modo de fermallo»), quello perduto e sprecato da chi è detenuto (“Cella 33”), quello di un avvenire fatto di riscatto sociale cantato in “Domani” («Ma se resti legato a catena strilla a tutti che è ora d’anná, verso 'n giorno che libera tutti, verso er sole dell'umanità»).

“L'amore mio non more" è un album con una forza intrinseca che deriva dall'intatto magnetismo di una poetica intensa e popolare, ancora in grado di emozionare.

---
La recensione L'Amore mio non more di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-10-24 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia