J. Bonnot And I hold both your hands. 2018 - Lo-Fi, Folk, Ambient

And I hold both your hands. precedente precedente

Non importa se l'autunno è lontano: J. Bonnot è in grado di suscitare splendidi echi arancio-rossi

Alle volte siamo portati a dare troppo peso ai titoli delle canzoni ma, per questo "And I hold both your hands" di J.Bonnot ci sentiamo di dire che no, i titoli sono importanti, sono quasi tutti, almeno a giudicare dalla prima canzone "A tale". Ecco in A Tale c'è praticamente già tutto il disco solo nel titolo. Di racconto, infatti, si tratta, un racconto (o raccolta di racconti) stratificato e cantato sottovoce da J. Bonnot, attraverso arrangiamenti semplici e di grande efficacia. Non c'è mai voglia e tempo per gridare la propria rabbia, digrignare i denti o mostrare i muscoli: no qui siamo nella stagione, ancor più che atmosferica dell'anima, d'autunno, quando le giornate sono corte, le notti lunghe e si hanno poche ore di luce per raccontarsi una storia.


Storie luminose quindi, che iniziano di giorno e finiscono di sera tarda, quelle contenute in "And I hold both your hands", un lavoro scarno e denso al contempo, in cui niente è lasciato all'improvvisazione eppure tutto appare come naturale, senza quasi che vi sia stato, a monte, uno studio sugli arrangiamenti. Ecco allora apparire, in tutta la sue evidenza, la natura intima e brutale del disco di J. Bonnot che anche in "Godspeed" conferma tutto queste sensazioni. Non è un album squillante, non è un disco che "fa parlare di sé" per la forza del marketing, anzi è un lavoro realizzato sottovoce, quasi di nascosto che va proprio trovato: ma, come un fungo prelibato, se si ha buon'occhio il sottobosco restituisce sempre qualcosa di buono. Bisogna avere solo occhi e soprattutto orecchie allenate per farlo.

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La recensione And I hold both your hands. di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-04-01 08:21:03

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