Andrea Ceccanti Rumore 2018 - Cantautoriale, Rock, Pop

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“Rumore” è un disco che parla direttamente al cuore, con stile cantautoriale, cercando di combattere il tempo che passa, non offrendo soluzioni, ma possibilità.

Nonostante il titolo, l’ultimo lavoro di Andrea Ceccanti sembra entrare col passo felpato di un gatto, accostandosi impercettibilmente a calma e semplicità, attraverso ritmi dal sapore cantautoriale che s’intrecciano con chitarre elettriche e acustiche e l’orecchiabilità tipica del pop. Parallelamente cerca nuove soluzioni in momenti strumentali che abbracciano il jazz e il folk (“Ci passerà” su tutte). Suonato e prodotto assieme a Giuliano Dottori, si capisce subito che è un disco curato nei dettagli, dove musica e parole sono ugualmente importanti.

“Un nuovo re” e “Un modo semplice” parlano di cambiamenti e della consapevolezza del dolore delle scelte, a volte necessarie, struggenti eppure fondamentali; “Una domenica minuscola” è quotidianità e bellezza, che fa da contraltare alla “domenica bestiale” di concatiana memoria. A vincere, qui, sono le piccole cose che, viste da un altro punto di vista, sono molto più grandi di quanto immaginiamo. “Rumore” e “Nemmeno un attimo” meritano una nota a parte e molto più di un ascolto distratto e superficiale: sono i brani migliori del disco per la loro capacità di parlare direttamente al cuore e di analizzare il tempo. La prima è il suono di anime che si sfiorano, persone ed essenze che viaggiano parallele, s’incontrano e s’inseguono, in lotta costante con il tempo che passa, ma “io e te sappiamo aspettare” e “se ci vola il tempo / fermiamoci un po’ / sull’argine del giorno / distesi nella luce / di questa città”.
La seconda chiude il disco, eppure ne è la vetta più alta. È impregnata di ricordi e di vita vissuta, sembra essere ambientata fuori dal tempo, quando non c’è più niente. È perdita, mancanza struggente, la consapevolezza che il tempo sia sempre troppo poco, e quindi la necessità di custodire ciò che conta e fermare gli orologi nei momenti più importanti. Gli ultimi due minuti e mezzo sono strumentali, perché musica e parole abbiano lo stesso peso e parlino entrambe direttamente al cuore, con forme diverse, ma trasmettendo la stessa idea,

Insomma tutto il disco è fatto di essenza e di sostanza, di dolore e consapevolezza, di cambiamenti dolorosi e necessari. Non dà soluzioni semplici per esorcizzare il dolore, ché forse è un’utopia, ma suggerisce possibilità di mitigarlo dando valore a ciò che è più importante.

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La recensione Rumore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-01-24 09:00:00

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