Bif La Stanza 2019 - Pop, Folk

La Stanza precedente precedente

“La stanza” di Bif, come metafora di introspettiva intimità e riflessioni più ampie, è un disco d’esordio dalle ottime premesse che fa ben sperare.

Una stanza è un luogo chiuso, ristretto e limitato, simbolo di se stessi e della propria intimità e contemporaneamente stimolo per riflessioni universali più ampie. “La Stanza”, album d’esordio di Bif, è esattamente questo: come un disegno che parte da piccoli ed apparentemente insignificanti dettagli e poi allarga la propria prospettiva, così Bif descrive le piccole cose e le rende universali.

Il primo brano e primo singolo, “Venti clandestini”, infatti, ha una forte connotazione sociale, critica l’egoismo del nostro tempo, la disillusione, la ripetitività e l’allontanamento da ciò che è davvero importante, contrapponendo la natura al progresso (come il “ragno schiacciato dal rosso di sera della fonderia di periferia”). “Resto” è l’indecisione della scelta tra il restare o il partire, che diventa la scelta tra “essere o lavoro”: sono quasi tutti i ventenni e trentenni di oggi, divisi tra la necessità/voglia di andar via e il desiderio di restare. E non è difficile indovinare da che parte stia Bif: “resto, sì resto, chiudo gli occhi perché voglio sognare qui”. “Uomini di mare”, tra le migliori, è il contrasto tra poesia e materialità, effimero e immortale.

“Nella mia testa”, “Chi troppo pensa muore” e la title-track “La stanza” sono più intime e introspettive: la prima è solitudine, ossessione e rassegnazione, ché tu “passi e te ne vai, ma non dalla mia testa”; la seconda è una dichiarazione d’amore e la consapevolezza di quanto sia più importante lasciar fluire i propri sentimenti, pensandoci di meno, perché “chi troppo pensa muore, chi troppo ama no”; l’ultima è la relatività degli spazi, perché si può star bene anche in una stanza piccola e ci si può sentire soli in un luogo pieno di gente, è il recupero di ciò che è essenziale, ed “è tutto qui”, in questa stanza con te.

Stefano Bifulco, in arte Bif, tocca i temi delicatamente, li accarezza e li pronuncia con forte accento campano, li accompagna con melodie dominate dalla chitarra acustica che abbraccia un folk dalle tinte tenui e sfumate, dove contrabbasso e violoncello sono finezze non indifferenti che arricchiscono l’armonia dei suoni. Il risultato è un disco delicato, intimo ed essenziale. Per essere un disco d’esordio, non ne ha i difetti, non fa confusione, resta coerente e non annoia mai, pur conservando la propria spontaneità. Non può che far ben sperare.

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La recensione La Stanza di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-04 09:00:00

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