Riah Autumnalia 2018 - Strumentale, Post-Rock, Ambient

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Tra post-rock e metal, dando spazio a tutto ciò che è distorsione e dinamiche estreme.

C’è qualcosa che non gira per il verso giusto in questo disco dei Riah, “Autumnalia”. Prendiamo il suono. La band incrocia post-rock e metal, dando spazio al lato più heavy della faccenda: si parte da ciò che fanno gruppi come gli If These Trees Could Talk e si dà priorità alle distorsioni, alle asprezze, agli alti volumi e alle dinamiche estreme. In certi casi l’approccio è corretto. Per esempio “Luce”, che comincia come un post-rock agile e d’atmosfera, magari non originalissimo ma comunque valido. A un certo punto la virata metal spezza il fiato al brano, però non lo ammazza: è un intermezzo che viene subito dimenticato per lasciare spazio a una lunga ed efficace dissolvenza melodica.

Altrove l’aspetto rock diventa preponderante rispetto a quello post: in “Taedium imperat” i momenti ok sono quelli in cui i ritmi sono ben scanditi e i riff sono monolitici, mentre c’è un po’ di perplessità quando il gruppo tende a strafare, scombinando l’arrangiamento con mille giravolte. Forse c’è un problema di fondo che riguarda il minutaggio troppo elevato dei brani, quasi tutti compresi tra i sette e i dieci minuti: si tratta di segmenti temporali piuttosto estesi e se non hai ben chiaro come costruire le tracce rischi di andare in confusione. I Riah potrebbero diventare i nuovi Jesu, se solo volessero: devono lavorare maggiormente sugli arrangiamenti, sfoltendo certi saliscendi che alla lunga potrebbero stancare.

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La recensione Autumnalia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-02-22 09:00:00

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