Le Corbusier s/t 2004 - Indie

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Knifeville, ovvero la città dei coltelli. Che poi sarebbe Maniago, provincia di Pordenone. Già, perché lì si affila gran parte dei coltelli italiani e anche quello con cui vi siete appena spalmati la crema di nocciole sul pane (o dove la vostra fantasia vi ha suggerito, monelli!) probabilmente viene da lì. Knifeville è anche il nome di una piccola etichetta. Lascio a loro la parola: “Abbiamo deciso di iniziare a pubblicare dischi quando ci siamo stufati di sentire ottimi gruppi con ottime canzoni rimanere confinati nelle sale prove di Maniago, e sciogliersi senza avere registrato niente. Così nella primavera 2003 abbiamo iniziato con l'etichetta pubblicando il 7" degli Oslo. Ad ottobre 2004 invece è uscito il cd dei Le Corbusier.”
Bravi, ragazzi, bravi. Così si fa. Perché l’Italia è piena di piccole favolose scene locali che nessuno si fila. Soprattutto se c’è Internet ma si ragiona ancora come si fosse all’epoca del vapore e delle ferriere. Come accade da sempre in Italia. Come non è mai accaduto all’estero. E bravi perché è dalla provincia che arrivano le band che dicono qualcosa di nuovo. Lo diceva anche il povero Lester, che – vi dirò – era davvero uno che ne capiva.

I Le Corbusier non rinnoveranno il Rock, ma la loro porca figura la fanno. Costruiscono un edificio mirabile in cui rasoiate di chitarra, riff di basso e colpi di batteria tra i più secchi e decisi mai sentiti nell’indie italiano tracciano campate imprevedibili a collegare la psichedelia Nineties dei Blind Mr. Jones (“Cavallo ionico”, stupefacente galoppante sfuriata strumentale in cui la chitarra riesce a stridere come un flauto, e “Bulletproff Bible”), il post rock etereo e sognante dei nostri Giardini di Mirò (“Blank”), con tutti i rimandi a tutte le scene a cui volete pensare, riuscendo perfino a portarci a fare una capatina nel cortiletto di casa di mister Michael Stipe, Athens, Georgia (“Perfect Makes Practice”), che, tanto per rimanere in tema, ha 100.000 abitanti. Tra Pordenone e Vicenza, insomma.

Niente di nuovo, d’accordo. Ma se non ci fosse scritto Maniago magari avreste potuto pensare a una nuova band scozzese, o tedesca, o canadese, o di dove diavolo il trend vi porta. E questo vorrà pure dire qualcosa. Tanto più che i nostri ne hanno di frecce all’arco. Ascoltatevi la conclusiva “Antonio Carlos, out of tune”, coi suoi accenti jazz rimasticati emozionalmente in chiave indiepop & post rock, e poi ditemi. Ascolto fisso sul lettore cd. Le brutte notizie sono che i Le Corbusier si sono sciolti e che dell’album sono state stampate solo 500 copie. Poche, perché, lo so, correrete tutti su www.knifeville.it ad ordinarvene una. Oh, yeah.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-06-30 00:00:00

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