Coez È sempre bello 2019 - Pop, Hip-Hop

È sempre bello precedente precedente

Dall’avvento del transistor, la musica si è rivelata un’alternativa maggiormente accessibile, democratica e, di conseguenza, demoscopica.Dal 2007 al 2019 gli esperti suggeriscono ai viaggiatori nel tempo di domandare quanto spinga il nuovo singolo di Coez.

Una pagina italiana di shitposting utilizzava i dischi di Coez come unità di misura del passare del tempo nella Capitale. L’arte, da sempre, rappresenta la cartina al tornasole del contesto storico-sociale nel quale si inserisce. Gli affreschi medievali educavano le masse. Il simbolo del popolo francese, nell’’800, era un quadro di Delacroix. Dall’avvento del transistor, la musica si è rivelata un’alternativa maggiormente accessibile, democratica e, di conseguenza, demoscopica.Dal 1901 al 1919 sarebbe stato possibile accorgersi dello scorrere del tempo osservando le opere di Picasso: periodo blu, rosa, cubismo sintetico. Dal 2007 al 2019 gli esperti suggeriscono ai viaggiatori nel tempo di domandare quanto spinga il nuovo singolo di Coez.

L’ex rapper romano ha sperimentato, negli anni, hip hop, elettronica e urban pop cantautorale. Se oggi ai cantanti è richiesta coerenza - mentre ai pittori veniva concesso il lusso della libertà artistica -, Silvano Albanese è forse uno dei pochi al quale il pubblico sembra aver infine perdonato la virata commerciale.

In questo percorso, È sempre bello, pubblicato il 29 marzo da Carosello Records, rappresenta una conferma del presente e la chiusura (almeno momentanea) del cassetto dei ricordi. Coez si concede la sincerità di accettare se stesso e la propria tranquillità. L’incapacità di stare soli, cantata in Hangover, appare un lontano ricordo, così come la “gabbia” dalla quale a 24 anni credeva di non poter uscire. Oggi lo sfondo è il mare, le mongolfiere, la libertà di chi può finalmente scrivere “io non ho catene”. Quel caratteristico senso di rabbia e malinconia non è comunque totalmente assente, perché evolversi e superare le proprie ansie non significa scordarsi del marcio alle radici. Lo si intuisce, ad esempio, dalle prime battute del brano d’apertura (“ho tanta rabbia da sputarti in bocca”), come dai riferimenti agli abusi della polizia contenuti in Catene e La tua canzone. Non manca poi l’intimistico pessimismo di Fuori di me, che richiama i treni persi, già protagonisti in Merda fino al collo e Still life.

Il sound generale è un pop fresco, tra chitarre leggere, riverberi e ritornelli azzeccati. Complice Niccolò Contessa, che contribuisce a rendere ogni brano una potenziale hit. Il tema centrale del romanticismo costituisce infine la sottotrama di ogni canzone. Coez sa perfettamente come interpretare e rielaborare lo Zeitgeist di una generazione che gli è cresciuta addosso, tra delusioni, angosce, cuori spezzati e voglia di riscatto.

Silvano si conferma l’esempio di un performer che conosce il suo obiettivo. Come affermava già nel primo Brokenspeakers on the road del 2009: “io voglio essere l’artista, non il fan”.

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La recensione È sempre bello di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-04-02 13:41:00

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