Non vorrei appellarmi alla retorica del “figlio di”, ma in questo caso, la parabola sembra essere più simile a quella dei Maldini che dei Facchinetti. A buon intenditore poche parole.
“Caveleon” è il primo omonimo album (edito per la neonata etichetta milanese Futurissima) della band formata dalla cantautrice Giulia Valisari, da Federico Cerati, dal batterista Agostino Ghetti e dall’autore e polistrumentista Leonardo Einaudi, avete letto bene, proprio il figlio del famoso pianista.
In qualche modo, i geni del padre si perpetrano nella leggerezza e nella delicata armonia delle cinque canzoni che compongono questo ep. Il pianoforte è in realtà sovrastato, per così dire, dolcemente coadiuvato dall’intrecciarsi delle chitarre acustiche e delle due voci (maschile e femminile) che si alternano minuziosamente imbastendo un leggiadro monumento di sonorità liberty.
“Caveleon” è un lavoro sospeso tra la wave indie-folk di chiara matrice “altjeiana” e la placida orecchiabilità del dreampop internazionale, un album etereo, un’unica colonna sonora contaminata sapientemente dalle “interferenze” elettroniche cucite da Federico che donano all’ensemble quel tocco di sperimentalità e raffinatezza ulteriori.
Un primo ep che lascia ben presagire per un futuro ancora più radioso. Manuale del perfetto debutto di una band indipendente.
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