Homesick Suni 7 Grabs 2019 - Rock, Funk, Alternativo

7 Grabs precedente precedente

“7 grabs” di Homesick Suni è un disco maturo ma non presuntuoso, da ascoltare più e più volte per scoprire pian piano tutte le sfumature

La capacità di Matteo Pin, alias Homesick Suni, di incidere dischi negli anni ’10 del 2000 come se stesse incidendo in America o nella “perfida Albione” negli anni ’60 del ‘900 è a dir poco strepitosa. In questo nuovo lavoro, “7 grabs”, si viene ancora una volta travolti da un suono autentico e caldo, che sembra giungere direttamente da una jam registrata in un esotico club in spiaggia, al tramonto (con una buona attrezzatura), in cui tutti gli ospiti indossano con naturalezza eleganti infradito di corda, biancheggianti bermuda e collane di fiori.

Tornano i riferimenti al primo Syd Barrett solista, alla sensualità di Paul Weller e al piglio visionario dei Beatles ma in questo “7 grabs” Homesick Suni spinge ancora di più sul pedale delle sue capacità, “rubando” con nonchalance morbidezze soul e r’n’b, improvvisazioni jazz, elettricità funk e cordialità folk da falò e fondendo tutto in cocktail sonori che si lasciano sorseggiare uno dietro l’altro fino a dare dipendenza.

Colonna portante di tutte le composizioni è soprattutto il solido basso, che dirige i giochi invitando le chitarre, le tastiere, la batteria e gli altri strumenti ad unirsi a lui in uno scambio di racconti melodici e sensazioni che trasmettono una perfetta sinergia. Seppur forgiati per dare un effetto di freschezza e immediatezza, sono evidentemente ricchi e ben curati anche gli arrangiamenti, in cui nulla sembra esser lasciato al caso.

In tutte le tracce (eccetto l’onirica “A Piece in A”, interamente strumentale) il cantato delicato e trascinante si sorregge quindi su trame sonore magistralmente sviluppate, che rielaborano citazioni e spunti in maniera personale. La presenza del sax di Belen Mardoc in “Talkin’ ‘Bout It” e in “Moles” dà un tocco di classe in più al tutto, benché il pezzo complessivamente più coinvolgente resta “Meteoropathetic Lady”, che in qualche modo porta alla mente “Summer in the city” dei The Lovin’ Spoonful.

Un disco maturo ma non presuntuoso, da ascoltare più e più volte per scoprire pian piano tutte le sfumature.

 

---
La recensione 7 Grabs di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-08-14 19:39:56

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia