MMK Fine della Storia 2019 - Stoner, Grunge, Alternativo

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27/08/2019 - 19:38 Scritto da Doriana Tozzi MMK 0

Per gli MMK la storia dell’umanità è vicina al termine del suo corso ma possiamo ancora fare la rivoluzione per un nuovo inizio

Scansando pezzi di vetro, detriti e barricate piegatesi sotto il peso degli scontri parigini dell’emblematico maggio ’68 (“Mai 68”), si viene proiettati dritti dentro la “Fine della storia”, nuovo lavoro sulla lunga distanza degli MMK, che traggono il loro nome/acronimo dal Museum Für Moderne Kunst di Francoforte.

Quasi fosse quindi una mostra temporanea allestita in questo museo d’arte moderna, è possibile ascoltare questo disco immaginandone i brani come opere visive appese alle pareti ma disposte anche come installazioni lungo i corridoi, consci – già dal titolo – che l’intento della band di Forlì è quello di far riflettere sulle azioni dell’uomo che stanno conducendo alla “Fine della storia” (mutuando probabilmente il concetto dalla “fine della storia” elaborata da Francis Fukuyama nell’omonimo saggio).

Le chitarre aprono il sipario crescendo un po’ per volta, rappresentando la scalinata verso il vero e proprio allestimento. L’ingresso di questo “museo sonoro” appare quindi arioso e delicato, sebbene già avvolto in un’atmosfera di inquietudine che dopo un minuto e 28 secondi infatti esplode e ci si ritrova tra i suddetti pezzi di vetro, detriti e barricate dell’incalzare di “Mai 68”. Il cantato, non troppo oscuro né graffiante, per la sua attitudine al lamento e alla sovrapposizione di laceranti urla lontane, sembra provenire direttamente dall’inferno, trasportato da un favonio intenso che solleva la sabbia e incalza bruciando ossigeno. Le chitarre fameliche e rapaci tirano continue unghiate (anche nei momenti dalle sonorità più pop, come “I dinosauri”) scortate da una sezione ritmica solida e autorevole, che al suo passaggio schiaccia le abitudini e le tradizioni più aberranti (ed emblematico è anche il gustoso vizio di distruggere spesso e volentieri la consuetudine del “tradizionale” 4/4, cambiando più tempi nello stesso brano).

Tra i quadri e le installazioni più caratteristiche di questa mostra c’è sicuramente la vigorosa “Il vento”, che ci ricorda che “siamo parte attiva della storia” e quando qualcosa non funziona non bisogna temere la rivoluzione; ma anche la ruvida “Meritocrastia” che si chiude con un corposo e trascinante assolo di chitarra ben delineato su una martellante batteria.  

Gli MMK danno insomma vita ad un disco interessante per i contenuti e ruggente per le sonorità, che più che cercare una rivoluzione musicale si prepara ad affrontare l’imminente “Fine della storia” ponendo le basi per un nuovo inizio.

 

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La recensione Fine della Storia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-08-27 19:38:00

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