Törst in France 2019 - Sperimentale, Elettronica, Ambient

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Da più di vent'anni i Törst sperimentano con la musica e noi con loro

Occorre poco, giusto le prime note di "Dark, Moody", la terza traccia di questo "In France" per capire che, ancora una volta, i Törst si sono messi a sperimentare, se non proprio a giocare scientemente con la musica e noi, di conseguenza con loro. E poi, in questa occasione, la sperimentazione è pure doppia visto che ci troviamo di fronte ad una collaborazione con il progetto canecapovolto. in fondo sono più di vent'anni che va avanti così, visto che la band composta da Adriano Elia e Paolo Marcellini e dal 1997 che è "in campo" e ci regala, una dopo l'altra, delle avventure soniche sempre molto stimolanti. E in fatto di avventura anche qui le vicende sono piuttosto artigliate visto che l'elettronica sperimentale dei Törst  è difficilmente incasellabile in un genere o, per meglio dire, in una corrente. Infatti qui siamo in mezzo all'oceano del suono, con un cielo coperto e un po' burrascoso e senza neppure le stelle a guidarci. Eppure la sensazione di essere perduti non è spaventosa, anzi è tanto piacevole. Ecco quindi che, piano piano, si comprende la magia della formula dei Törst che da più di vent'anni funziona: ovvero realizzare esattamente quanto si vuole, senza curarsi troppo delle mode, dei consigli degli "amici degli amici" o dei trend del momento. I Törst perseguono il loro discorso musicale, eclettico e "proprio", con una costanza e un'abnegazione, invidiabile. E noi non possiamo che rimarmene affascinati no?

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La recensione in France di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-09-13 07:52:00

COMMENTI (1)

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  • torst 5 anni fa Rispondi

    törst + canecapovolto: in France (2019)
    torst.bandcamp.com/releases

    PRESS RELEASE
    A quasi 15 anni da standard and normal (2005), törst e canecapovolto tornano a collaborare. in France è un concept album, trasposizione in musica del racconto di un sogno, i cui frammenti si manifestano nei singoli brani e si ricompongono nel climax finale. Abbiamo utilizzato campane tibetane, chitarra, circuit bent keyboards, [d]ronin, flauti, percussioni, pianoforte, registrazioni ambientali e theremin. Abbiamo rielaborato i suoni puntando alla sottrazione e al minimalismo, nella ricerca – in ogni brano differente – di microarmonie in bilico tra rumore, suono e melodia, nello sviluppo di una sequenza che, seppur astratta e sperimentale, si rivelasse lieve e ipnotica. I readings sono di Stephen D. Conway, la chitarra classica su this sensation was strong è di John Crosby.

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