Vinegar Socks Hand to mouth movements 2019 - Indie, Folk

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Tornano dopo dieci anni i Vinegar Socks. Aspettare è valsa la pena.

L’esordio, del 2009, fu fulminante. Per quel dosaggio pressoché perfetto, e trasversale, di folk e richiami alt-rock, di viaggi senza ritorno tra le luci (e le ombre) del Nord e omaggi a chissà quali divinità celtiche. Sono passati dieci anni da quel debutto, decisamente troppi, e avevamo perso ogni speranza di poter rivedere all’opera i Vinegar Socks. Invece, rieccoli con un nuovo album, con undici canzoni che riprendono il discorso da dove era stato interrotto.

Come hanno passato il tempo in questi ultimi due lustri i Vinegar Socks? Non è dato saperlo, di certo sono stati testimoni di un (almeno apparentemente) inarrestabile decadimento del loro (e del nostro) mondo. Peggiorato di brutto: perché negarlo? Non per niente, i temi affrontati in “Hand to mouth movements” e i relativi testi (curati dal cantante di origini nord americane Jordan De Maio) appaiono cupi, surreali, legati a una visione di una modernità disturbante, dominata da un eccesso di tecnologia. Si parla di scienza, politica, ma anche di femminismo, del fastidioso sovraccarico di informazioni che continua a sovrastare la società occidentale.

La band romana ammanta le proprie riflessioni nel modo più congeniale al proprio vissuto, alla propria indole busker. Con sonorità che si riflettono la tradizione nordeuropea – un po’ Chieftains, un po’ Waterboys in quota “Fisherman’s blues” – , con ballate in buona parte allegre e vivaci (alla faccia della cupezza dei testi...) e un’anima da cantastorie in grado di equilibrare il tutto. Svisa il violino, svisa anche il mandolino, alla ricerca di quella trasversalità che anche in questo nuovo lavoro non poteva mancare. Ecco, dunque, gli agganci pop di “Manpire theatre”, gli accenni barocchi di “The unpromoted”, i richiami blues di “Groucho”, gli echi waitsiani offerti da “Trampoline”, la bella cavalcata che risponde al titolo di “Tumochuan”, attraversata da un retrogusto psichedelico e da un certa attrazione per il prog.

“Hands to mouth movements” è il disco di un gruppo che ha ancora tante cose da dire. Aspettarli per così tanto tempo, in fondo, è valsa la pena.

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La recensione Hand to mouth movements di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-10-19 23:11:00

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