BEN&THEGIANT Human Traffic 2019 - Rock, Indie, Alternativo

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“Human Traffic”, nonostante i titoloni fin troppo impegnativi delle canzoni, è un buon debutto discografico

Usiamo la band capitanata da Myles Kennedy come esempio paradigmatico, senza soffermarci troppo sulle sfumature di genere e Partiamo da questo presupposto: io gli Alter Bridge non li ho mai digeriti. Diciamo che trovo generalmente stucchevole quel rock talmente epico da ricadere nel mainstream.

La formazione milanese dei Ben & The Giant rientra perfettamente in questa categoria, ma nel loro primo ep ufficiale - pur rischiando in diversi momenti di annacquare il sound alt rock che li ha contraddistinti a discapito di una mood generalista, a limiti del pop- sono stati capaci di trovare un abito personale e credibile per accompagnare testi introspettivi, ai limiti dell’emo.

La traccia d’apertura “The good fortune” ha qualcosa degli U2; “Stuck in my head” è un tuffo nel passato, ad almeno quindici anni fa, tra il brit pop degli Oasis ed i riff dei Dandy Warhols, colonna sonora perfetta per uno spot della Omnitel con Megan Gale protagonista; in “Imaginary Love” i Beatles incontrano i Kasabian; “Sons of Univers” chiude il lavoro con i ritmi di Miles Kane.

“Human Traffic”, nonostante i titoloni fin troppo impegnativi delle canzoni, è un buon debutto discografico, in attesa di un lavoro più consistente che possa decretare ciò che fin ora abbiamo ascoltato.

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La recensione Human Traffic di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-10-15 14:59:00

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