Theatricantor Vorrei insegnarti amore 2005 - Pop, Cover, Alternativo

Vorrei insegnarti amore precedente precedente

Ascoltateli pensando alla cornice naturale di un teatro greco della loro Sicilia natìa. Di sera, però, quando l’estate sveste i corpi che ascoltano e le pietre sono cippi per strade immaginarie. Quando, seduti sulle gradinate della cavea a gambe incrociate, si sente l’anima scivolare giù, dal semicerchio appoggiato al pendio del monte fino all’orchestra circolare, dove tutto accade.

L’aria di storie disegnate a lapis dalle parole. A tratteggiarle meglio, a tingere i bordi in modo convinto, ci pensa poi la musica. Il tentativo di far convivere la canzone d’autore con mille altre radici, un po’ come Serge Gainsbourg ha fatto con la canzone tradizionale francese, rielaborando testi ed arrangiamenti in chiave reggae o jazz. E poi una diffusa “nostalgia di un tempo che non si è mai vissuto”, rubando una bella frase di Paolo Conte. Ecco alcuni degli ingredienti del secondo lavoro dei Theatricantor, il primo album di inediti dopo che nel 2003 si erano cimentati nella rilettura di famose canzoni della tradizione popolare. Ora, dunque, parlano con la propria voce, ma non abbandonano la strada già scelta.

Questi “cantori del teatro”, che fanno derivare il proprio nome direttamente da una parola latina, non a caso trasudano vento mediterraneo e si allacciano ad un filo rosso di popolarità intensa, swing, pop, jazz e saudade, per quel pathos che attraversa molti brani. Il tutto senza l'aiuto di strumenti elettronici, per un effetto fusion che sa di concreto. Il cantautorato, qui, strizza l’occhio a Sergio Cammariere (specie nel gusto del luogo interiore, dello sguardo dentro, della memoria malinconica anche quando la gioia è attuale, nell’incedere della voce). A tratti (es. “La più brava sei tu”) il sapore è quello di certo brani di Francesco De Gregori, ed il piano crea atmosfere alla Paolo Conte. Ma ogni influenza, ogni tributo certo riconoscibile, deriva solo dalla volontà di svestire la canzone popolare italiana del suo bagaglio di sempre, spingendola in territori più accattivanti. Si può, infatti, scegliere di cantare motivazioni private ed intime colorandole di corpose sonorità orchestrali, senza cadere nella leziosità, pur gongolandosi in un tocco teatrale. Un po’ sulle orme degli Avion Travel prima e della Piccola orchestra poi. Se, infatti, in un brano come “M’incanti” l’ancoraggio alla tradizione è evidente e spogliato da ogni volontà di rivisitazione, altrove (come in “Qualcosa di noi”, “La nostra vita insieme”, “L’alibi più abile” e “Come un angelo”, i brani che preferisco) i Theatricantor dimostrano bene la loro vena creativa, capaci di giocare con mille sfumature pur restando nei binari tradizionali.

Archi e fisarmonica, nelle loro suggestive evocazioni, nella capacità intrinseca di completezza e varietà di timbri che consentono, sono il tocco pregnante dei Theatricantor. Come del resto il tappeto swing che li accompagna, con la sezione ritmica composta da basso elettrico, percussioni, contrabbasso e batteria.

Una volta Joe dei La Crus disse che “le canzoni che comunicano di più a tutti sono sempre quelle lente, d’atmosfera... quelle nate dall’aver scavato dentro". Una frase che trovo adatta al progetto Theatricantor, una frase che dedico loro, seduta sui gradini di fronte a quel proscenio immaginario.

---
La recensione Vorrei insegnarti amore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-09-11 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia