Richard Blackburn
Il Cocchiere 2005 - Cantautoriale, Rock, Pop

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Non sono bravo a raccontare questi dischi. Posso solo provarci, ma sarà difficile. Immaginate l'Eros Ramazzotti sognatore della terra promessa che abbassa il volume delle tastiere e mette in primo piano una chitarra hard rock virata sul proggy-pop. Immaginate Ron in una fusione vulcaniana con Pupo. I Pooh assonnati che improvvisano ballatone hardpop su provini apocrifi di Biagio Antonacci. Un Vittorio Merlo più talentuoso che esplora tematiche esistenziali alla ricerca di un improbabile pop d'autore. Aggiungeteci un sospiro ed un "wooohhooo" alla fine delle strofe e poggiateci testi che mettono i brividi (scegliete voi di che tipo). Appiccicate una ritmica da piano bar. Spalmateci melodie pastose e corpulente. Se riuscite ad immaginare tutta questa roba, allora siete vicini alla musica di Richard Blackburn. Un cantautore(?) estremamente erudito e competente su tutto ciò che avviene su Radio Italia e Latte&Miele. Musicista preparato, compositore impeccabile, songwriter accanito e battagliero. Un gran mestierante della normalità. Un professionista esemplare della scrittura da manuale, che mette insieme un disco praticamente perfetto. Preciso. Esatto. Uguale a tutto ciò che già era uguale a qualcos'altro. Inattaccabile. Compiuto. Maturo. Ma chiunque dica "che bello" a questo disco, allora non ha mai ascoltato un disco bello, almeno non come lo intendiamo noantri de Rockit. Intanto, fa bene Richard a divertirsi e fare dischi, massimo rispetto e de gustibus. Ma faccio bene io a dirgli che il suo disco è assolutamente e drammaticamente brutto.

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