Vesta [Toscana] Odyssey 2020 - Strumentale, Metal, Post-Rock

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Il secondo album della band toscana è un viaggio oscuro che affronta con determinazione i più terribili incubi notturni

La perfetta colonna sonora per i più terribili incubi notturni prende vita tra le note di “Odyssey”, secondo lavoro su lunga distanza firmato dai Vesta, combo toscano nato intorno al Circolo ARCI GOB di Viareggio dall’incontro delle affinità e divergenze di Giacomo Cerri alla chitarra e al synth moog, Lorenzo Iannazzone al basso e Sandro Marchi alla batteria. I tre si muovono su un terreno delimitato da infuocate recinzioni metal entro cui cresce una folta vegetazione post-rock, scorrono lenti fiumiciattoli doom e soffiano nell’aria venti tossici che spargono sostanze psichedeliche.

Le otto composizioni di questo disco, molte delle quali di generosa durata (le più brevi superano tutte i cinque minuti), disegnano così scenari apocalittici, sicuramente grazie ai riff granitici, alle distorsioni incendiarie e alla massiccia sezione ritmica veemente e impetuosa, ma anche grazie alla scelta di utilizzare spesso strumenti baritoni e accordature più basse che rendono i suoni più oscuri e corposi.

Le coreografie di fuoco che accompagnano idealmente le cadenze di questi brani sembrano inoltre sottolineare l’origine stesso del moniker della band, che onora la dea Vesta, ossia la dea romana del fuoco sacro, figlia di Saturno e Opi, sottolineando come le ispirazioni tematiche (che si intrecciano anche nei titoli dei brani), nonostante la band sia esclusivamente strumentale, non sono meno importanti e ragionate della loro certosina ricerca sonora.

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La recensione Odyssey di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-10-16 00:00:00

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