Maisie Morte a 33 giri 2005 - Sperimentale, Rock, Pop

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Tornano alla ribalta i Maisie con un nuovo lavoro. Ogni uscita di questo gruppo è un piccolo avvenimento, sia perché si verifica a cadenza biennale, sia perché i due membri, Alberto Scotti e Cinzia La Fauci gestiscono anche l’etichetta Snowdonia, da anni faro dell’underground italiano. Curiosamente, essi sembrano procedere su due binari distinti. Da un lato un percorso che definirei “pop”, nel quale i due eseguono in proprio il loro materiale dando spazio al lato ludico e melodico della loro personalità. Dall’altro un percorso “prog” nel quale si concentrano seriosamente sulla propria musica privilegiando l’aspetto strumentale anche attraverso numerose collaborazioni con amici e musicisti di vario genere.

Personalmente preferisco il loro lato “pop”, non tanto perché abbia una particolare inclinazione nei confronti della musica melodica (anzi), quanto perché mi sembra che in quell’ambito i Maisie esprimano il meglio di sé e producano musica molto più efficace a livello emotivo. Se quindi ho apprezzato il precedente “Bacharach for President, Bruno Maderna Superstar!” (2003), uno dei migliori dischi italiani degli ultimi anni, di cui consiglio spassionatamente l’ascolto, sono rimasto decisamente deluso da questo “Morte a 33 giri”, un disco che si presenta all’apparenza ricco e vario, ma che si rivela viceversa piuttosto pesante all’ascolto.

Partecipano alla registrazione numerosi ospiti (tra cui anche Bugo e Stefania Pedretti delle Allun), ma il loro apporto è spesso gratuito o superfluo. L’ascolto di canzoni come “Ragazzi di oggi”, “Vivan las Cadenas”, “Maria de Filippi” o “Allargando le braccia” è particolarmente estenuante, non perché si tratti di episodi ostici, ma perché si percepisce un’attenzione privilegiata all’esecuzione a dispetto del contenuto, nonché un tentativo esibito di allontanarsi dai sentieri consueti. I brani migliori sono quelli che si inseriscono nel loro classico repertorio stralunato, ad esempio “Morte a 33 giri” o “Finché la borsa va”; oppure quelli in cui dimostrano una effettiva crescita a livello di songwriting, ad esempio “Sistemo l’America” o “Sottosopra” che risollevano in parte il disco nel suo complesso. Quasi a dire che, anche se non tutte le ciambelle riescono col buco, i Maisie sono pur sempre i Maisie.

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La recensione Morte a 33 giri di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-11-10 00:00:00

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