Michelangelo Buonarroti Cose Che Vedi 2005 - Reggae, Pop

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Il cd disegnato come un 45 giri rende selector chiunque, è figo. Troppo figo. Per chi volesse sentirsi David Rodigan per un istante. Otto musicisti che ricordano al mondo che il reggae lo si suona con la band. E non con i software. Provate a dire a Freddie McGregor che un cd sarà la sua orchestra. Inammissibile. Infatti Retnek e soci si forniscono di batteria, sassofoni, basso, tastiere e chitarre, senza escludere un lavoro digitale ma disegnando note reali, vere. Per gli arrapati di musica nutrizionale, per chi ha sete di parlate politiche o troppo impegnate, forse è il caso di espellere il disco.

Se Cocoa Tea cerca di convincere a non versare altro sangue per il petrolio in “No Blood For Oil”, i Michelangelo Buonarroti sono più spensierati, sereni senza crollare nella banale mediocrità. Il rischio c’era. Quindi ascoltatelo solo se non v’intimorite dell’approccio idilliaco e poco pragmatico alla vita, senza precipitare nei luoghi comuni cercando di essere facili a capirsi. “Cose Che Vedi” e “Un’Altra Possibilità” si srotolano su un beat simil-reggae ma con un Retnek tiromancinizzato, ed approssimarsi al modo di cantare di Zampaglione non sempre è un elogio. Forse è questa la triste nota, se proprio deve essercene una. Il disco non fa musica troppo originale e sconosciuta. Chi ascolta “Leggero” penserà che sia il nuovo degli Africa Unite.

Per il resto gira bene. Il reggae italiano, parecchio oppresso, è tratteggiato benissimo in questo album che passa dal new-roots al reggae più classico, con accelerazioni e metriche ragga o ska fino a serrarsi in un osservazione dub. Il nigeriano T-Mike incendia la numero due “Non C’è” e “Mira Al Cuore” ma anche i salentini Working Vibes dicono bene contro i finti padroni in uno skit a metà del viaggio che sfuma poco dopo il minuto ma che non passa inosservato. Fuori dai probabili singoli radiofonici l’album brucia in due canzoni che svelano la positività, notevole e affascinante, di questo lavoro: “Spiritual Love” con Tom Phillips Bangura, ska puro, attempato, degno dei migliori episodi foundation del genere. E poi la quattordici. Se avete mai apprezzato il reggae, qui il disco si fa vostro. “Love and hate can never be friends -Oh no, oh no -Here I come with love…”: Sister E canta le strofe e poi resta sui cori mentre Retnek riedita, modificandolo un pò, questo pezzo di Dennis Brown.

Che arrivi in radio o no, che muova le dancehall o no, “Cose Che Vedi” è un punto superiore alla media del reggae italiano. Ditelo in giro.

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La recensione Cose Che Vedi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-03-05 00:00:00

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