Tikal s/t 2005 - Sperimentale, Psichedelia, Hard Rock

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Tikal è una città maya guatemalteca, luogo di ispirazione che evoca un antico retaggio di cultura e mistero e spinge ad avventurarsi in suggestivi percorsi introspettivi. La scelta del nome è dunque significativa: musica che attraversa un immaginario remoto, eppure ricorrente e attuale; chiaro l’obiettivo di questa band romana che nasce dall’incontro tra due formazioni, gli Oblium e gli Xkaip. Pur dichiarando di avere influenze progressive, il "trait d’union" che lega i brani è un profondo marchio stoner, si rincorrono i Tool passando per i Kyuss. Vero è che i passaggi presenti in ciascun pezzo si rifanno alla tradizione del rock psichedelico, ma è solo un momento immerso in tracce potenti e piene. L’eccezione è "Oblium intro theme", che introduce il brano successivo con giri ipnotici e un ride incalzante. Le linee vocali legano abilmente col corpo sonoro, ciascun pezzo viaggia bene sul lettore, ognuno fa il suo, eppure, alla fine, si assapora un retrogusto amaro. Forse perché l’originalità e la sperimentazione premiano più di un pezzo ben suonato, e la bravura, indiscussa, dei Tikal non cede a tentazioni rischiose, seguendo un tracciato rassicurante che attraversa il già sentito. Ciò che manca nell’esecuzione perfetta di qualcosa che già c’è è l’errore geniale che spinge a essere personali, istintivi, differenti, in una parola unici. I Tikal, nonostante il lavoro ben svolto, purtroppo, non lasciano il segno.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-11-27 00:00:00

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