Atleticodefina (ex Volwo) s/t 2005 - Rock, Pop

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“Il mio lavoro si basa sempre su un insieme di semplicità, funzionalità ed estetica”. Questa frase usata dalla designer svedese Ingegerd Raman per presentare le sue creazioni di vetro e ceramica, potrebbe essere un’adatta introduzione anche al disco degli Atleticodefina. Nel nuovo progetto di Pasquale Defina (ex Volwo), infatti, vengono trasfuse essenzialità ed armonia, in un disco che, con un booklet scarno ed elegante e sonorità algide e raffinate, mi fa pensare alla limpida bellezza di certe opere di design scandinavo.

Dieci sono le canzoni proposte, brani convulsi e penetranti che, sviluppandosi tra spunti psichedelici, distorsioni e bordate ritmiche, investono le liriche di un fascino tagliente ed ipnotico. Il tutto a comporre scenari musicali dai tratti intensi e vorticosi che trovano suadenti apici di profondità in episodi come “In equilibrio”, “Una canzone” (“Nel sangue e nel dolore, o in una stupida canzone trovi le tue verità”) “Beautiful loser” e la splendida “Io e Max” (con un introduzione che ricorda il sound della celeberrima “Video kills the radio stars”).

Brani davvero avvincenti con i quali il Defina dimostra la sua abilità nell’aver fatto, mirabilmente, germogliare le esperienze condivise con i vari Agnelli Clementi e Cristina Donà e nell’essere riuscito a rielaborare, con gusto e personalità, i “segreti” carpiti a questi artisti. Ed ecco, allora, interpretazioni spocchiose, accenni lirici, cut up, melodie di chitarra, per un disco che merita di essere, di certo, definito opera piacevole e coinvolgente.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-11-29 00:00:00

COMMENTI (3)

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  • utente0 18 anni fa Rispondi

    a quanto pare la sezione ritmica è il produttore artistico...

  • utente0 18 anni fa Rispondi

    a quanto pare la sezione ritmica è il produttore artistico...

  • utente0 18 anni fa Rispondi

    ecco la banalità in persona.non basta osteggiare la banalità per poi praticarla abbondantemente.non solo scopiazza gli after ma ne ha usato anche la sezione ritmica.insomma il risultato non cambia il disco è mediocre, poco originale e in definitiva superbanale come il suo autore.