Statuto Tempi Moderni 1997 - Ska

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Quant' è distante Torino da Sanremo e quanto lo è invece da Manchester? Forse, in questo caso particolare, solo gli Statuto possono rispondere in modo esauriente. Infatti ascoltando le tracce presenti nel loro ultimo lavoro scopriamo nuovi orizzonti che non conoscevamo e che soprattutto non erano tipici del gruppo torinese che molti ricordano solo per l'apparizione di diversi anni fa al festival della canzone italiana, mentre in realtà hanno prodotto nel corso degli anni album molto validi. Ora però decidono di cambiar rotta, tanto che se finora i Soon venivano considerati i leader del presunto movimento "(br)it pop" nella nostra penisola, gli Statuto, con "Tempi moderni", li sorpassano e vanno in fuga. Fin dal singolo "Non finirà", che risulta un incrocio riuscitissimo tra le melodie di "Wonderwall" e "Don't look back in anger", spiazzano l' ascoltatore e nel contempo mettono in chiaro i loro intenti; basterà poi aprire il booklet del cd per dare un'occhiata nei credits e trovare fra gli ispiratori non solo i fratelli Gallagher e le band più in voga del Regno Unito, ma anche tutti i protagonisti del beat inglese dei seventies. Non a caso determinate canzoni sembrano ricalcare lo stile di altrettanti gruppi : "L'attimo fuggente" ricalca gli Ocean Colour Scene, "Fronte del porto" è marchiato dal sound dei Supergrass e infine "Neanche lei" cita nuovamente "Don't look back in anger" soprattutto a livello di struttura sonora (notate l'attacco!).

A volte c'è il rischio che la band piemontese si appiattisca sugli insegnamenti (?) del suono targato Creation (la casa discografica degli Oasis, e non solo), ma non dimentica comunque l'infanzia dello ska, provando a miscelarle proprio con certo rock d'oltreManica ; così "Se stiamo in tre" si fonde con gli Who, mentre "La guardia del corpo", pur se con un testo leggerino, accoppia Madness e Boo Radleys. A livello di testo, però, la band si rifa con la canzone "E' <>>", tra i Kinks che fanno capolino e i ritmi ska in sottofondo, mentre poi si incazzano in "Non sei come noi", dedicata al loro ex-manager che sembra non li abbia trattati poi così bene. A questo punto vi sarete chiesti se questo lavoro degli Statuto possa essere considerato un tentativo ultimo per la scalata al successo, oppure una scelta vera e propria; personalmente suppongo che questi ragazzi di Torino siano stati fulminati da un determinato sound che hanno saputo fondere bene anche con quello delle loro radici. Se poi avete anche l'opportunità di vederli dal vivo scoprirete, come è successo a me, che al momento fanno uno dei migliori set dal vivo nella nazione, tanto che la produzione effettuata nell'album non rende affatto merito delle loro capacità di suonare dell'ottimo rock 'n' roll senza perdersi in giochi di elettronica e campionatori. Non è casuale che sia proprio il chitarrista a rivelarsi il loro punto di forza, anche se la sezione ritmica e i fiati non mancano di farsi sentire quando è necessario. Perciò se la mattina, stressati dal fatto che sia necessario fare la barba pur se non ne avete voglia, consiglio caldamente di metter su questo "Tempi moderni" e cominciare a cantare per poi continuare mentre sulla tangenziale state facendo la solita fila.

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La recensione Tempi Moderni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1997-07-22 00:00:00

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