Vergine VERGINE 2021 - Pop, Indie, Elettronica

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Il duo bolognese gioca tra ballata e dancefloor mischiandoli

Se fossi un regista e dovessi girare una scena di un locale, mezza discoteca, con una band sul palco, probabilmente sceglierei un pezzo dei Vergine – o DI Vergine, come scrivono loro – con la loro elettronica spinta e concreta che veste canzoni con una struttura così semplice che probabilmente reggerebbero anche acustiche, per quanto sono scritte con cura.

Canzoni che acustiche però non sono, anzi, i suoni che, le rivestono a strati, vengono da una ricerca attenta e inconsueta: synth scurissimi scrivono linee che sarebbero andate bene anche affidate a un’orchestra, bassi sintetizzati a far camminare il groove, ma di cui non si sente la mancanza quando lasciano il posto a un cazzuto quanto raffinato basso elettrico.

Il duo bolognese si muove tra ballata e dancefloor mischiandoli, come facevano gli Il Genio, ma con meno vintage, arrivando anche a giocare ai Prozac+ in Caro caro, con tanti strumenti elettrici a lanciarli in un punk elettronico irresistibile che continua nella successiva Amore mio.

L’amore è notturno, in questo disco. Consumato tra discoteche, Fragole sensuali – e altre parole strucciole, tantissime – abbandonandosi a sogno e romanticismo soltanto nel finale del disco, senza mai dimenticare il potenziale dolore dietro il sentimento – “Mostrami le mani e le tue spine”, in Viole, la più onirica dell’album.

Vergine smentisce il suo nome e si sporca con distorsioni, suoni storti e voci scurite dagli effetti, per creare otto tracce a metà tra la magia e una concreta, imperfetta, sintetica realtà.

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La recensione VERGINE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-06-05 15:37:00

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