L'Attimo del Dubbio Vol. 1 2021 - Strumentale, Sperimentale, Alternativo

Vol. 1 precedente precedente

Una ricostruzione credibile dei suoni del poliziottesco anni '70

Tra le tradizioni musicali italiane sottovalutate e messe in ombra dall’imperante musica leggera, c’è senza dubbio la composizione cinematografica. Abbiamo avuto il più grande di tutti, Ennio Morricone, ma anche Rota, Piovani e moltissimi altri. È risaputo, inoltre, che uno dei generi cinematografici che il mondo più ci ha invidiato e copiato c’è il crime all’italiana degli anni ’70, il cosiddetto poliziottesco.

È in questo solco che si pone il progetto de L’Attimo Del Dubbio, trio padovano che ha dato alle stampe Vol.1, raccolta di cinque colonne sonore per film di genere che non esistono, perfettamente addentrate nell’immaginario Stracultista "a-la-Marco Giusti", quello che ha ispirato Tarantino e mille altri, quello di alcuni episodi fortunati dei fratelli Manetti, quello dei B-Movie che riguardati dopo tanti anni, "B" non lo sono più così tanto, perchè hanno generato un culto quasi mistico da parte dei fan.

La musica di quei film è perfettamente riconoscibile per sonorità, strumenti, effetti sulle chitarre, organi, pattern di batteria ricche di ride e ghost notes, stop continui per accompagnare inseguimenti al cardiopalma. Le cinque tracce sono credibili quanto basta, anche quando azzardano un clash culturale tra il nostro giallo e 007, citato dai campioni di Il tormento e l’estasi.

Era strano – e anche un peccato – che una tradizione così radicata e profonda della nostra cultura popolare, al centro tra cinema e musica, avesse soltanto i Calibro 35 a portarla avanti. Ogni progetto che riporti nella contemporaneità un universo narrativo così ampio, variegato e amato è un'occasione di recupero e divulgazione di un gran periodo della produzione audiovisiva del nostro paese, e di un suono caratterizzante dei nostri anni '70, soprattutto se, come Vol.1, è realizzato con coerenza e solidità.

Filippo Lazzarin alla chitarra e all’organo, Alberto Beretta alla batteria e al Synth e Andrea Mengardo al basso non scimmiottano, ma ricreano. Risultano credibili e filologici nella ricostruzione di quei suoni e di quell'immaginario, tanto che ora mi chiedo quale sia il finale dell’avvincente film di cui ho appena ascoltato la colonna sonora.

---
La recensione Vol. 1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-07-31 19:28:33

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia