Erica Mou Nature 2021 - Cantautoriale

Nature precedente precedente

La natura umana e l'istinto hanno portato la cantautrice pugliese nella selva del pop elettronico.

Pensavo di ritrovarmi in una foresta di suoni acustici, degli armonici e nelle orchestre dei dischi precedenti, e invece mi trovo circondato da suoni elettronici e chitarre elettriche, loop vocali, dove mi trovo? Il nuovo disco di Erica Mau spiazza i suoi soliti ascoltatori, mettendo la quinta sulla produzione, curata con l’inglese MaJiKer e Simone Privitera per alcune tracce.

Le Nature raccontate dalla cantautrice pugliese sono le nature umane, che vengono fuori in periodi complicati come questo, in cui si è appena usciti Fuori dal letargo, tra speranze e aspettative. Le parole, cantate con una voce prodotta un po’ in più rispetto alla precedente discografia, rendono le canzoni perfettamente riconoscibili nel perfetto stile di Mou, perchè raccontano i movimenti dell’anima, i suoi cambiamenti, trovando immagini e metafore pratiche per concetti di inquietudine interiore, come Lo zaino lasciato sul treno con dentro il cuore, esattamente come quella Vasca da bagno del tempo che portò a Sanremo anni fa, un tempo che passa velocemente al punto da chiedersi come sarà il futuro e se i nostri figli tra vent’anni sapranno cos’è un cinema e scriveranno a mano libera – in Cinema, gemma dell’album impreziosita dagli archi di Davide Rossi –. Piccoli gesti, dettagli della natura umana, del suo cambiamento, del nostro istinto animale.

Oltre che con le lingue gioca con le sonorità, elettroniche, sintetiche, quasi disco in alcuni momenti – Animal – , con una complessità negli arrangiamenti più stratificati, più contemporanei del solito, senza perdere minimamente credibilità: non c’è incoerenza perchè è soltanto un vestito multicolor appoggiato su una essenzialità compositiva che chi ha ascoltato gli altri dischi di Mou conosce e riconosce benissimo.

E non fa niente se il femminismo della cover di Sono una donna non sono una santa sembra un po’ un divertissement se poi nel dialetto di Neinde, le sue origini si fondono con questo nuovo tappeto sonoro, a metà tra beat, dita sulle corde – uno degli esempi migliori è Erodere, in duetto con Zibba – e rumori della natura, come quello dell'acqua in Maremadre, da cui tutto parte e tutto torna.

È un disco che racconta di natura umana, istinto. Lei l’ha seguito nella selva dell’elettronica, e ha fatto bene, perchè non ha perso la propria strada.

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La recensione Nature di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-09-22 18:59:19

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