KOKOSHEDDING SKIN2021 - Rock, Psichedelia, Shoegaze

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Il primo disco solista di KOKO lascia dietro di sé una scia luminosa, che solo la bellezza cristallina possiede

Il primo disco solista diKOKO si presenta semplicemente, in modo quasi didascalico, con il suo titolo. Shedding Skin. È tutto chiaro, quasi spiegato. La cantante e bassista dei Be Forest ha voluto dare tempo alla sua pelle più oscura, lasciarla riposare. Ha deciso che era ora di scatenare incanti in un modo diverso da come era solita fare con i soliti compagni di viaggio accanto.

Costanza Delle Rose ha cambiato pelle, ma quasi anche voce. Si trova ora molto più nuda, senza contrappunti o strutture gotiche, cattedrali di suono. Questo Shedding Skin vola via davvero in un attimo, e forse anche per questo va conservata da qualche parte la sua preziosità. Bastano venti minuti appena per dire tutto, in modo perfetto. Bastano venti minuti e una manciata di punti fermi.

Il primo è un nuovo livello di intimità con cui KOKO dischiude il suo mondo, che per la malinconia che sprigiona si adagia su sapori folk, che però usano l'acustico solo come partenza. Il punto di arrivo si raggiunge passando attraverso un suono che si stratifica, voce su voce, con pochi effetti di contrappunto, e che ha come cuore una dolcezza strana e piovosa, dalla luce bianca. Manca il fiato, ma forse sono le lacrime che stanno montando.

Fino a che arriva Polar Wander, la gemma più misteriosa dell'intero lavoro, con il suo andamento più deciso dato dalla ritmica elettronica retrò, assolutamente anni '80. Si tratta di una mosca bianca, un unicum quasi collocato al centro del disco per risvegliare qualcosa di nascosto in chi ascolta. Una libertà presa da una grande artista. E se non bastasse il vortice emotivo in cui il pezzo prova a gettarci, arriva in aiuto il videoclip di Matilde Borgherini. Due personaggi che sembrano fuggiti dalla banda dei Trash Humpers di Korine vagano in cerca della freccia di luce di cui si canta nella canzone. SI arrabattano maschera contro maschera lungo una costa fatiscente, giocando e forse amandosi.

Stupisce la precisione con cui KOKO si è fatta vedere, sotto queste perfette nuove sembianze. Stupisce come lo fa solo la bellezza più cristallina, quando riflette se stessa nel mondo che racconta, e in questo caso fa risuonare. Perché nonostante tutti i cambiamenti del caso, le novità stilistiche, sotto Shedding Skin rimane l'essenza di Costanza, questa capacità incredibile di essere una risonanza, che arriva sempre un po' più in là di dove ci si potrebbe aspettare, sempre più in profondità. Prova sempre a scovare un antro piovoso del nostro cuore, e riesce sempre a depositare il suo canto, una bellissima eco.

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La recensione SHEDDING SKIN di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-10-30 23:14:00

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