Baschira Zdasdat 2021 - Cantautoriale, Folk, Acustico

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Un Robin Hood nostrano, bolognese che lotta al fianco dei più deboli, rifuggendo dalla violenza. Una raccolta di canzoni che a loro volta si ribellano al sound commerciale e si ritagliano un panorama sonoro del tutto personale, da scoprire come una nuova terra e un nuovo orizzonte!

Zdasdat è il primo disco di Baschira (Davide Cristiani). Si tratta di una raccolta di storie legate al personaggio di Baschira, brigante bolognese di fine 800, un Robin Hood italiano che difende i diritti dei più deboli, degli ultimi, dei derelitti.

Anche il titolo del disco è simbolico. Zdasdat infatti in dialetto bolognese significa "Svegliati" ed è l'invito a ribellarsi, a resistere alle ingiustizie per vivere in pace e per non consentire alle aberrazioni della storia di ripetersi.

Sono sette i musicisti coinvolti in questo disco e l'organico prevede batteria, basso, basso elettrico, chitarre elettriche ed acustiche, una sezione di fiati ben nutrita e piccoli inserti sintetici oltre, ovviamente alle voci.

Come si può intuire il sound è pressoché acustico e molto orientato verso un folk jazzato cantautorale. Si sentono molto vicini gli echi delle sonorità di Capossela, sia al livello di struttura che di trovate armoniche oltre ad una voce a tratti quasi indistinguibile da quella del Vinicio nazionale.

Le storie si susseguono leggere, per quanto i temi toccati leggeri non siano e questo è sintomo di una narrazione ben congeniata, che sa puntare sull'ironia e sulla semplicità, senza addentrarsi in pericolose sabbie mobili di pensiero. C'è anche molta delicatezza come nella piccola gemma Solinsieme ed una compostezza che profuma di antico, non di vecchio.

Si tratta di un disco che richiede ascolto attento e voglia di immergersi in un panorama sonoro totalmente fuori dagli standard delle radio odierne. Il risultato di questo ascolto è sicuramente soddisfacente, perché di ogni strumento si riescono a cogliere le ricchissime dinamiche, i respiri dei fiati, le corde delle chitarre che strisciano e aggiungono calore al discorso musicale. Tutte cose che nell'overcompressione generale dell'epoca della musica liquida e di una loudness war che tarda ancora a finire, sono difficili da sentire e per chi scrive risultano essere invece una grandissima conquista della musica e della comunicazione sottotraccia, quella che non ha bisogno di suonare più forte della concorrenza o di sgomitare promozionalmente per buttare giù il vicino di casella.

In conclusione Zdasdat è un disco completo che basta a se stesso. La mancanza di colpi di scena sonori è il vero colpo di scena. Il lavoro di produzione rasenta la perfezione perché pone l'ascoltatore esattamente in mezzo a un cerchio perfetto di musicisti che suonano. Sembra di stare proprio dentro la narrazione che con testi un po' sghembi e una voce dimessa ma allo stesso tempo conturbante va avanti e riesce a fermare il tempo. L'ascolto risulta leggero, fluido e l'orecchio non si trova mai nella condizione di sentire qualcosa che stoni o che disturbi. Un primo disco che risulta già campione di maturità artistica e compositiva.

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La recensione Zdasdat di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-12-27 17:25:29

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