Dieci fotografie di racconti densi, scattate con il solo pianoforte
La neve veste le macerie di bianco per una serata di gala, fredda e sfumata. Figure grandi e piccole, ombre avvolte nei cappotti alla bell'e meglio, si muovono tra i palazzi diroccati. I bambini giocano sotto a una finestra distrutta da cui filtra la Luna stanca (Scena Prima, L'inverno di Aleppo).
A Idlib c'è una piazza dove non si può più camminare. A ogni tentativo di passo si avverte un croccante sgretolarsi di calcinacci e intonaci a contatto con il piede. Le strade restano silenziose, ma anche qui qualche bimbo passa il tempo come può, nella sua città fantasma (Scena Seconda, I bambini di Idlib).
La nostalgia del profugo è una ferita che attraversa il corpo dalla nuca all'alluce, è la fotografia mentale in bianco e nero della propria porta d'ingresso, delle corse lungo la via per rientrare, dei vicini del quartiere un tempo amici. Il presente è nebbia, il futuro è buio (Scena Terza, Nostalgia di casa).
Ricordo che Damasco è una culla di Storia, un sapore di Mesopotamia, un centro storico cinto da mura romane, un Patrimonio dell'Umanità (Scena Quarta, In viaggio per Damasco).
Anche in guerra si può amare, senza un vero tetto sopra la testa si può amare, si può vivere, si deve, per forza. E sarà passione forte, vera, intensa, sarà bassa e alta marea nell'entroterra, sarà esplosioni dentro e fuori (Scena Quinta, Amore tra le baracche).
Di notte però hanno gioco facile le preoccupazioni, salgono i gradini dell'inconscio e impongono i loro incubi in un sonno di per sé fragile e impalpabile. Coricarsi somiglia così a una tarantella disperata tra gli spari dei nemici (Scena Sesta, Nei sogni non ci sono).
Non sappiamo se tutto questo finirà mai, se ne usciremo, se saremo integri (Scena Settima, L'amara verità). Non resta che fare terra bruciata del passato, dire addio per sempre alle proprie radici - come se si potesse - e tentare una traversata del mondo (Scena Ottava, Brucia i documenti; Scena Nona, Nuova identità; Scena Dieci, Addio alla terra).
I dieci brani per pianoforte solo dell'album Scene di un film mai girato, tramite la musica classica, immaginano le sensazioni dei migranti, delle vittime delle guerre e di chi è costretto a fuggire per trovare un rifugio, con un'ambientazione soprattutto siriana. Daniele Sardone ha scritto i componimenti originali e Pietro Gallo, pianista pugliese con all'attivo numerose esperienze internazionali, li ha suonati. Schiacciate Play, lasciate liberi pensieri e spirito.
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La recensione Scene Di Un Film Mai Girato di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-06-28 23:54:24
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