Marsch La fine di OKJökull 2022 - Rock, Indie, Alternativo

La fine di OKJökull precedente precedente

Un muro di suono. Una bestia sonora che ruggisce ma con artigli che si rivelano, man mano, poco affilati.

La fine di OKJökull è l'ultimo lavoro discografico dei Marsch, band riminese con tanti concorsi e palchi calcati alle spalle, oltre ad una cospicuo ricambio di membri.

Si tratta di una raccolta di nove canzoni e due intermezzi rock indie alternativo che si contraddistinguono per l'ottima amalgama tra chitarre e tastiere.

Partendo dalla sezione ritmica, la batteria si segnala per essere ritmicamente solida e ben posata sul beat ma con un'equalizzazione che tira fuori troppe alte frequenze dal rullante che così si distacca molto dal contesto abbastanza dark del resto della band. Il kick suona spesso secco ma entrambe le osservazioni fatte possono far parte di un gusto stilistico diverso. Il basso non suona quasi mai intelligibile purtroppo e si perde in quel muro di frequenze medio-basse di cui tutto il disco è fin troppo strabordante. Peccato davvero, perché anche il taglio di frequenze generale sembra tirato troppo in alto, facendo perdere mordente alle frequenze fondamentali dello strumento.

Chitarre e tastiere suonano come ci si aspetta dall'alternative rock, con la tendenza forse a smorzarne troppo la frizzantezza sulle alte e rendendole leggermente patinate. Per il resto sia le chitarre pulite che quelle più cattive hanno la giusta attitudine e sono puntuali nell'arrangiamento. Le tastiere, che hanno un ruolo più di pad che altro, riescono a completare l'occupazione delle frequenze della chitarra con un ottimo lavoro di missaggio che è riuscito a renderle complementari e ad incastrarle tra loro alla perfezione.

La voce, capitolo a parte, è l'elemente più "alieno" della band per pasta timbrica, per scansione delle parole e ritmica dei testi. Ci si deve abituare a sentire una voce così pulita che dovrebbe trainare un muro di suono e invece spesso arranca dentro il mix, tirata troppo indietro anche rispetto ai canoni del missaggio rock. Una voce che, anche per effettistica utilizzata sembra talvolta un po' fare il verso a quella di Samuel dei Subsonica che però dal canto suo ha tutt'altro genere musicale alle spalle.

Al livello compositivo il disco si contraddistingue per una lentezza decisamente accentuata. L'incedere delle idee è un rallentatore dentro il quale si riesce a prevedere spesso la mossa successiva. Certi moduli strumentali risultano ridondanti e non aggiungono nuovo materiale e, se da un lato possono funzionare live, in un ascolto radiofonico sono un suicidio, perché allungano esponenzialmente la durata delle canzoni senza mai aggiungere nuovi spunti d'interesse. Si sente e non si fa fatica ad ammetterlo, il piacere dei musicisti nell'esprimersi e nel muoversi dentro sonorità ricercate e spesso ben riuscite, però, al netto delle ottime escursioni metronomiche tra canzoni e (come nel caso delle prime due tracce) all'interno della stessa canzone, il risultato è un continuo strascicarsi stancamente delle strutture musicali.

Ultima osservazione riguardo le tracce Mirai e La fine di OKJökull: se la seconda può servire a chiudere strumentalmente e concettualmente l'album, i trentanove secondi della prima traccia lasciano tanta perplessità.

In conclusione La fine di OKJökull è un disco onesto, ben suonato, in cui si percepisce profondamente il lavoro di composizione che è stato fatto e la ricerca nei testi di soluzioni non standardizzate. Si tratta di un lavoro che forse andava ancora sgrossato a tavolino togliendo quelle parti che, per quanto gratifichino il musicista, possono risultare controproducenti per un ascolto esterno interessato e snello. Ci si perde spesso in anse che rallentano il corso di questa che, alla fonte è una grandissima ondata che tutto abbatte, ma che nel cammino si ridimensiona fino a rischiare di non raggiungere il mare. L'ascolto risulta a tratti troppo lento e ripetitivo, ma l'ambient sonoro prodotto non è adatto alla psichedelia, così il rischio è di perdere l'attenzione e il favore dell'ascoltatore a metà della tracklist.

---
La recensione La fine di OKJökull di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-04-10 18:40:14

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia