Swörn Keshan 2022 - Stoner, Rock, Psichedelia

Keshan precedente precedente

Un viaggio interessante che parte dallo stoner per terminare in lande molto più contaminate e intriganti.

La frase di presentazione degli Swörn recita: “The stoner you don’t expect, but that you might like”, “Lo stoner che non ti aspetti, ma che potrebbe piacerti”. Una frase che stuzzica, con quella puntina di sicumera che suscita sempre un sogghigno di approvazione. Poi vai a sentirti la loro seconda nuova uscita, Keshan, e capisci che oltre alle chiacchiere c’è di più, ed effettivamente qualcosa di vero, in quella frase, ci potrebbe essere. Quello degli Swörn con lo stoner è sicuramente un rapporto particolare: somiglia a quello di un satellite col suo pianeta, attorno al quale esso ruota perennemente senza però mai toccarlo, attirando al contempo verso di sé, in questo continuo orbitare, tonnellate e tonnellate di detriti e frammenti provenienti da chissà quali profondità siderali. Il risultato assomiglia alla superficie della Luna: crateri, catene montuose e avvallamenti che da un lato alterano irreversibilmente il corpo celeste, dall’altro sono proprio queste trasformazioni a catturare il nostro sguardo ogni volta che posiamo lo sguardo su di esso.

La musica degli Swörn segue un destino simile a quello del nostro satellite: l’impressione che se ne ha, infatti, è che i tre torinesi siano partiti con un’idea precisa di ciò che avevano in mente di realizzare e, arrivati al momento clou di doverla mettere in pratica e di seguirla pedissequamente come tre bravi scolaretti, abbiano deciso di divagare e raccogliere tutto le schegge musicali che aleggiavano nel loro cosmo personale. E intendiamoci, va benissimo così. L’apertura Tlaloc con il suo grunge quadrato frammischiato ad escursioni post-rock; il lento incedere di Seito Kara Kyōshi-e, fino al suo allucinato risvegliarsi nella seconda metà del brano; la strumentale Rabarama, lisergico inno in gloria di potenze subliminali; per arrivare alla chiusura di Heb-Sed, pesantemente influenzata dai Kyuss più melodici e riflessivi: tutto questo non sarebbe stato possibil se gli Swörn non avessero accettato di lasciarsi bombardare da una miriade di contaminazioni e influenze.

Effettivamente non è lo stoner che ci si aspetta, ma piace senza dubbio. Ci avevano visto giusto, quei tre.

---
La recensione Keshan di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-06-17 12:51:51

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia