Cinque tracce di puro cantautorato intimista. Un giovane ligure più vicino a certi poeti di altri tempi che non ai ragazzi modello “nuovo millennio”. Quelli supertrendy col capello rasatoalpuntogiusto e con lo specchio come primo e unico pensiero. Non uno di quelli insomma, che forse, a pensarci bene, con il cantautorato hanno ben poco a che fare.
Mauro Cipri appare garbato e sensibile.
Come potrei si affaccia timidamente per porre quesiti dalla soluzione improbabile “Come potrei frenare il tempo per un istante solo […] come potrei salire in volo senza una caduta […] come potrei capire il senso […]” per poi arrivare alla disillusione finale: “pioggia d’inganno che si trasforma in lacrime”. Segue Senza arrivare mai, dove campionamenti ed effetti sostengono le sovrapposizioni vocali e dove il rincorrersi delle parole traduce il senso dell’incedere infinito “corro senza arrivare mai”, “le parole che non ho mi rincorrono nel tempo”, “sto fuggendo via da me”. Ancora sintetizzatori e batteria elettronica ad accompagnare l’introspezione di Viaggio. Atmosfere folk (con tanto di chitarra e armonica), invece, per Ricordi, traccia accostabile ai primi Litfiba.
Questo one man band dovrebbe valutare l’eventuale contributo di altri: ne guadagnerebbe sicuramente qualcosa, almeno in termini di fatica.
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