SuzHIATUS2022 - Elettronica

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Il nuovo album della bolognese Suz spicca il volo grazie a una capacità di coinvolgimento techno-ambient che guarda a risultati lisergici come vertice espressivo

Acquista ancora più vigore la discografia in studio della bolognese Suz. Stando a quanto si evince dalla qualità complessiva del lavoro in questione, siamo dinanzi a una nuova prova di forza vincente grazie a un album splendidamente denso di caparbietà allucinatoria rivolta a una trance auditiva che invoca un ascolto reiterato per godimento ma, al tempo stesso, attento e passionale, quasi al limite del trascendente.

Hiatus, infatti, mette nero su bianco una concezione creativa che aziona un discorso elettronico perfettamente in grado di non risultare mai freddo o distante, capace, cioè, di convogliare anche un ascolto inizialmente passivo verso lidi pulsionali di portata ampiamente emozionale e psichicamente travolgente.

Se la riconoscibilità e la rispettiva familiarità con sonorità computisticamente moderne prende spunto da variegate esperienze odierne di recupero per impostazioni strutturali analogiche spesso in chiave anche tendenzialmente neoclassica – al cospetto dell'incipit dell'album, in questo caso, vengono in mente sprazzi del Jean-Michel Jarre di Equinoxe – la matrice preponderante di un gran lavoro sia logistico che spirituale come Hiatus presta fede a una impostazione techno-ambient che sperimenta notevolmente su ritmiche e frequenze basse come pilastri portanti per evoluzioni sapientemente electroclash in formato canzone ma sempre con fascino retrofuturista da dance floor (Let No One Live Rent Free In Your Head), prima di sfociare in spazializzazioni psichedeliche su substrato cardiopalmico un po' alla Aphex Twin ma senza crisi epilettiche e con gusto melodicamente oscuro (Akazéhé).

Corposamente efficaci e lungimiranti sono anche le incursioni in territori decisamente industrial ma sempre con retrogusto lisergico (Winds Of Summer Fields), che convergono in fattezze quasi synthwave (Fairy Circle) prima di tingersi ancora più di nero sia nelle scelte melodiche che in un sound design complessivo inclusivo di campionamenti concreti e del sax di Laura Agnusdei(Dragon Inn), per poi concludere il discorso su splendide fascinazioni primordiali evocate da un affascinantissimo utilizzo di trascinanti sonorità tribali (Outro (Alt 288)).

Disco di grande impatto e personalità artistica decisamente meritevole di palcoscenici di sempre maggiore rispetto artistico.

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La recensione HIATUS di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-09-22 15:53:00

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