"Zoo di Venere" è la traduzione italiana di "A Zed and Two Noughts", titolo di un famoso film di Greenway (che tra l’altro non ho visto), ma è anche il nome di un duo di Roma (Manuela Rosa alla voce e Daniele Macchi a tutto il resto). Fare un "gruppo" in due non è certo facile perchè si rischia di avere un suono vuoto, ma questi due ragazzi se la cavano bene e, utilizzando il campionatore, Daniele riesce a creare atmosfere abbastanza ricche e sicuramente efficaci. In questi quattro brani ("ultimo viene il corvo", "l’ultima cena", "odissea nello spazio" e "fuoco nelle vene") ci presentano un sound prevalentemente elettronico e drum & bass, anche abbastanza commerciabile: "l’ultima cena" potrebbe essere trasmesso tranquillamente per radio e probabilemente anche con successo. "Odissea nello spazio" è forse il pezzo più elaborato musicalmente e più d’ atmosfera, molto ambient, c’ è anche un pianoforte stile Nyman. Ma a fare la differenza -rispetto ad un comune disco pop- e a dare spessore a questo lavoro ci pensano i testi e l’ interpretazione di Manuela, voce un po’ sofferta che si cala nella parte e li interpreta perfettamente. Testi stile cantautore, però scritti veramente bene e non banali. L’ultimo brano "fuoco nelle vene" è un mix di suoni ben costruito che crea un’ atmosfera adatta a dare supporto alla voce. Il "fuoco nelle vene" di cui si parla è una metafora fin troppo chiara e il testo si rivela uno dei più toccanti e drammaticamente emozionanti che io abbia mai sentito... mi ha davvero stupito. Non è il genere di musica che preferisco, ma mi ha colpito positivamente; una nota tecnica per Daniele: il volume di alcuni strumenti nella prima traccia è troppo alto, certe volte distorce e curate di più la presentazione... la copertina della casseta è proprio grezza.
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La recensione demotape omonimo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1997-11-21 00:00:00
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