Mombao Sevdah 2023 - Rock, Elettronica

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Damon Arabsolgar e Anselmo Luisi riversano su disco le basi emozionali legate alle performance del loro progetto artistico con risultati sorprendenti quanto a importanza contenutistica ed evoluzione formale

Dopo innumerevoli esperienze di performance contemporanea su palchi e spazi tra i più rinomati del settore anche ben oltre i confini nazionali, Damon Arabsolgar e Anselmo Luisi (quest'ultimo noto anche in qualità di percussionista all'interno del progetto Le Luci della Centrale Elettrica) uniscono le forze sotto la ragione sociale Mombao anche dal punto di vista discografico per dare vita a Sevdah, ottimo e particolarissimo lavoro in studio costruito interamente sul concetto di mutamento e rinascita, sia per quanto riguarda il suo versante più astratto che per ciò che concerne la necessaria – se correttamente gestita – di continua simbiosi con l'aspetto tecnologico, al fine di ottenere uno sviluppo umanistico che non scinda le sue sembianze dalle proprie più comuni origini naturali in ottica di importante trasbordo universale.

Sulla scia di canti popolari dell'est Europa ma anche di origine africana per meglio rendere il concetto di necessità globale di trasmutazione esistenziale, in un album come Sevdah l'impronta sciamanica pare essere una caratteristica solidamente innestata nella linfa genetica complessiva sia dell'opera in questione che dell'intero senso del progetto artistico posto in essere. Guardando in chiave sonoramente evolutiva, questo elemento non può che essere una più che soddisfacente fonte di approvvigionamento tanto emotivo quanto concettuale, dal momento che la manipolazione elettronica interviene non per mettersi in evidenza in quanto tale ma per rendersi folgorante e fondamentale supporto ai principali mezzi a disposizione del duo e messi in campo in maniera quanto più efficace e adeguata possibile.

Ne è un validissimo esempio, infatti, il lavoro impostato esclusivamente sull'organicità umanamente più essenziale dello strumento più antico a disposizione dell'intera umanità, vale a dire la voce (Rasti), ma sono ugualmente preponderanti le predisposizioni in direzione marcatamente tribalista (Essaiere, Toipa), a volte intrise di oscuri impatti noise (Khoshamaddi) ma coniugate anche in formato semi-canzone modulare (Joie) o semplicemente impostate su saltuare diramazioni psichedeliche con ammiccamenti dream pop (Sevdah) quando non proprio in lisergica tendenza free-acid-world-jazz di ampio impatto cerebrale (In a dance).

Senza dubbio siamo di fronte a un lavoro tanto complesso nel contenuto quanto ampiamente divulgabile e godibile in una forma particolarmente incline a fare del mezzo espressivo qualcosa in grado di andare ben oltre il solo dato sonoro. E non è affatto poco.

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La recensione Sevdah di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-07-06 15:55:25

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