Gaube Kulbars 2023 - Cantautoriale, Progressive, Elettronica

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Un disco che non va descritto, perché non si potrebbe paragonare a nulla. Bisogna solo premere play e iniziare il viaggio.

Kulbars è il primo disco di Gaube (Lorenzo Cantini), cantautore toscano alla continua ricerca di storie e riflessioni fuori dai radar della musica cantautoriale odierna.

Si tratta di una raccolta di nove brani uniti dal concept della disuguaglianza di classe, la migrazione e la mobilità sociale.

Le atmosfere sono cupe, in Kulbars e Verme ci si muove su armonie minori e inquiete. La voce molto effettata sembra ruggire da dietro una gabbia, in cerca di uno sfogo che nella seconda traccia arriva parzialmente.

Inquietudine che sembra aumentare esponenzialmente in Spettro, dove la musica prende vita, pur restando su costruzioni armoniche claustrofobiche in cui la voce riesce a esprimere ancora meglio il disagio dei testi. Belli e cinematici i pianoforti ma attenzione agli effetti sulla voce che rendono quest'ultima poco intelligibile e a tratti incomprensibile.

Si cambia passo in Sangue (pt.1) dove il ritmo si fa incalzante e l'elettronica diventa acida. La voce ancora una volta galleggia appena sulla musica e resta a rischio di incomprensibilità, soprattutto negli effetti megafonici dove restano fuori solo le medie frequenze, lasciando fuori l'articolazione delle parole.

Sangue (pt.2) debutta, per la prima volta, con un accordo maggiore ma è una sensazione di serenità che dura il tempo di pochi secondi. Si torna subito ad immergersi nelle tipiche atmosfere di questo disco, quasi come si rimette sott'acqua la testa di un prigioniero sotto tortura dopo avegli dato 2 secondi d'ossigeno. Si tratta di sensazioni forti che rendono perfettamente l'idea e il peso delle parole che sostengono.

Confini si trascina come una marcia funebre, come un inno all'assenza. Muro si erge fiera sulla propria effimera potenza, quasi guardandoci dall'alto e ancora una volta l'arrangiamento si riempie e si svuota all'occorrenza con grande sapienza.

Arriverà si presenta con una chitarra elettrica pulita con tremolo che sgrana arpeggi. La voce qui è forzata e duplicata, una sorta di coro tenorile. Si chiude con La crepa, il declino, brano che si muove in bilico tra una sorta di serenità musicale raggiunta con difficoltà e le continue tensioni esterne che cercano di farla crollare. Anche la voce si ammorbidisce pur mantenendo la sua cifra seria e la sua monolitica funzionalità al testo.

In conclusione Kulbars è un disco con carattere da vendere e con una coerenza d'altri tempi nella scelta dei suoni, nell'omogeneità musicale all'interno della tracklist. L'ascolto risulta fluido, tranne quando la voce inizia a riempirsi di effetti e disturbi e inizia a scendere di volume sotto il livello in cui è facile distinugere le parole. Un disco sicuramente poco radio friendly, perchè necessità di essere ascoltato nelle giuste condizioni recettive. Siamo di fronte al lavoro maturo di un cantautore che non si fa incasellare in uno stile, ma è capace di creare il proprio in autonomia.

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La recensione Kulbars di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-05-22 16:50:00

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