PASE MONDONOVO 2023 - Cantautoriale, Elettronica

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I Pase ci portano al mondonovo. Buona visione!

Il titolo deriva dal nome di uno strumento ottico, una sorta di lanterna magica ideata nell’800, uno dei tanti manufatti in grado di instillare nella mente dell’uomo moderno l’idea, sia pur primitiva, di cinema. Facile immaginare i nostri antenati organizzare la serata: “Che si fa stasera? Prima uno spritz poi si va tutti al mondonovo, danno l’ultimo di quel bravissimo regista sudcoreano. D’accordo?”. Il tempo è passato, tutto cambia a parte le battute di chi scrive, che rimangono di bassa lega. Per fortuna, il desiderio di stupirsi, di sorprendersi, è rimasto intatto. Ed è proprio lo stupore a tenere insieme Mondonovo, album a firma Pase.

Una ragione sociale dietro alla quale si cela il nome di Andrea Fusario (basso, ns/stick), un passato nei Virginiana Miller e nei Piccoli Animali senza Espressione, che nella sua nuova reincarnazione, concepita in casa Baracca & Burattini, si lascia accompagnare da Annalisa Boccardi (autrice dei testi), Edoardo Bacchelli (voce) e Filippo Trombi (chitarre e cori). Si accennava allo stupore: eccolo disseminato tra testi fiabeschi (tra i titoli troviamo un esplicito C’era una volta), soffici, immersi in “cieli di lapislazzuli”, in un immaginario volutamente romantico (“tra le nubi chiamami ancora”), lontano dalle banalità terrene (“non finire mai la curiosità”).

Si sogna, ci si immerge in un clima lunare, gioioso, tra accoglienti incantesimi. La voce, mai sopra le righe, di Edoardo Bacchelli aiuta, anche perché si ritrova immersa in un synth-pop che affonda le radici nella new wave degli anni ’80, non senza dimenticare il decennio successivo, quando la commistione tra elettrico ed elettronico raggiunse lo zenith o giù di lì. La musica segue gli umori della parte testuale: delicata, dal fraseggio sottile, a volte oscura, altre più vivace. Gli archi sintetici ben si completano con l’elettricità (Il seme della terra può definirsi un pezzo rock), si sentono accenni di un Nick Drake destrutturato (la già menzionata C’era una volta ricorda, sia pur in filigrana, un macigno come Northern Sky), se non dell’ultimo Franco Battiato (la conclusiva Livre des merveilles).

E per finire, non c’è niente di meglio che lasciare le ultime parole agli stessi Pase, che così descrivono il loro felice esordio: “Un vortice di luci, proiezioni di immagini, suoni e parole, una cura per le anime stanche, con il solo ausilio di una parete bianca e una candela accesa”. Perfetto.                  

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La recensione MONDONOVO di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-09-12 18:10:00

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