T U R A N G A L I L A Lazarus Taxa 2023 - Psichedelia, Noise, Post-Rock

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I Turangalila, dopo due anni da Cargo Cult, riaffiorano dal silenzio sprigionando un'incredibile potenza tra sonorità raminghe e una profonda elaborazione concettuale

Il nuovo disco dei Turangalila ha tutto per diventare una delle cose più interessanti da ascoltare in quest'ultimo squarcio di 2023. La band barese, fondata da Michele De Luisi, Antonio Maffei, Giovanni Sollazzo e Costantino Temerario, torna dopo due anni dall'esperienza heavy psych di Cargo Cult con un disco che conferma tutto ciò che di buono in questi anni si è detto sui Turangalila. 

Lazarus taxa colora il magma sonoro viscerale e cinematico dei Turangalila con nuove sfumature riproponendo quella tensione tra sottosuolo e orizzonti alternativi, psichedelici e onirici. Il sostrato sonoro mantiene una linea di continuità con le pubblicazioni precedenti, aprendo a scenari bipolari, a marce quadrate ossessive e a spazi eterei.

La parola si libera della semantica diventando suono, rumore che esaspera l'incedere di chitarre distorte, di suoni paranoici che rendono i Turangalila una realtà riconoscibile, unica. Come per il lazarus taxon, specie per secoli scomparsa dai reperti fossili ma in grado di resistere nei secoliil ritorno della band barese è sorprendente: è la storia di una sopravvivenza nella scomparsa per restare se stessi, per ripresentarsi identici ma con abiti inediti. La costante esplorazione musicale dei Turangalila si concretizza in un suono che smarrisce le proprie referenze: un suono psichedelico stretto tra maglie scientifiche di una ritmica geometrica. 

La prima traccia del disco è la prova di maturità del gruppo barese. Wow!signal riapre l'immaginario di Die Anderen, ultima traccia di Cargo Cult, e sancisce l'intento dell'intero disco: divenire stranieri nella propria terra, liberarsi del mondo sciogliendolo nell'interiorità, in suoni e spazi deformati. Ad inaugurare il viaggio è la potenza di chitarre che procedono incalzanti e indomite e che, scontrandosi con la sospensione evocata dalle voci, dà origine a quel cortocircuito emotivo e sensoriale che in ogni traccia del disco troverà una singolare declinazione. Il titolo del brano è azzeccatissimo e rivela in tutta la sua potenza la profondità concettuale di quest'album e di questo progetto. Prima di ascoltare questo disco nulla c'era dato sapere sulla potenza e sui colori del segnale a banda stretta rilevato nel 1977 dal programma di ricerca di vita extraterrestre SETI: il segnale, non più rilevato all'altezza della costellazione del Sagittario ma dalla provincia barese è la rivelazione di un suono alieno, di un orizzonte inedito raggiunto dopo anni di sperimentazione musicale. 

Il disco procede spedito tra i suoni ossessivi di Neopsy e di Ugo fino ad arrivare a Antonio, Ragazzo Delfino, quinta traccia e centro geometrico del disco. Il primo singolo, uscito il 15 settembre avvicina la band barese alla scena nordica black metal/prog (sì, quello delle foreste e delle chiese bruciate), con un intro in cui la cassa ricalca perfettamente la ritmica della chitarra in un unico grande groove fino allo special. Ciò che fa saltare ogni tentativo di rintracciare eventuali influenze è il suono enorme del basso e una poetica punk che rende il testo una molotov lanciata contro la quotidianità borghese. Il "Nobody cares. Quit your job!" con cui termina il brano non è un invito: é una pistola puntata alle tempie. 

Lazarus taxa è il manifesto dei Turangalila: è la storia di un ritorno che fa stropicciare gli occhi (e le orecchie!) e di anni passati a ricercare un suono figlio unico e di genitori dispersi. Non c'è dato sapere se i sette piani di cui parla il testo siano riferiti al racconto di Buzzati (Sette piani), ma piace pensare che quel malato sanissimo ridisceso tra i piani di una clinica privata, morendo senza ammettere la propria pena, abbia ispirato questa canzone. 

A seguire To the boy who sought freedom, Goodbye, secondo singolo del disco, è Jisei: brano strumentale che conclude questo concept album portando con sè la fatica e l'irrequietezza procurata da un viaggio paranoico, da un disco ramingo.

C'è stato il tempo del silenzio. Ora, risorti senza morire, i Turangalila aprono al rumore e quello che c'è dato ascoltare è un rumore da cui assolutamente vale la pena essere investiti.   

 

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La recensione Lazarus Taxa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-10-27 00:00:00

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