La proposta dei Ninive è senza dubbio curiosa. Prendono di peso i dettami del dark di vent’anni fa e li trasportano nel Duemila. L’uso dell’italiano contribuisce alla causa di smarcare la band da immediati paragoni con altre formazioni più illustri. Perché è come se all’interno delle cinque tracce di “Ioes” coesistessero le atmosfere dei Bauhaus, i ritornelli dei Verdena e certa solennità del post rock più classico.
Fatta salva quindi la bontà delle intenzioni, purtroppo bisogna sottolineare che il demo mostra un gruppo ancora acerbo sia in fase di composizione che di arrangiamento. E tutto suona alle orecchie di chi ascolta come eccessivamente melodrammatico e – a conti fatti – poco spontaneo ed emotivo. Lavorando di sottrazione forse si potrà ottenere qualcosa di valido, come dimostra in parte la conclusiva “Il Non Luogo”, incentrata inizialmente su voce e piano ma che poi viene rovinata dalla baraonda rock che si scatena alla fine.
La top it è la classifica che mostra le band più seguite negli ultimi 30 giorni su Rockit.
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troppi gruppi per un solo nome cazzo...
> rispondi a @gabrielhehe...
se valessero gli accenti!! :]