Quercia Dove si muore davvero 2023 - Emo

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Il terzo album della band sarda disorienta e colpisce al cuore, fino a lanciarli ai piani alti dell'emocore nazionale

Un'altra geniale creatura sbuca fuori dalla fucina sonora dei Quercia, dopo l'oramai imprescindibile Di Tutte le Cose che Abbiamo Perso e Perderemo del 2019 e l'embrionale debutto Non è Vero che Non ho più l'Età del 2016, nei quali il quintetto (orgogliosamente) sardo si cimentava con la grande tradizione emocore nata nei primi anni dieci, quando l'Italia del rock indipendente fu attraversata da una vibrazione pazzesca, scatenata dietro Sfortuna dei Fine Before You Came e che ancora oggi non accenna minimamente a sopirsi.

In giro per le città si formano tutti gli anni dei gruppi nuovi di area affine, che suonano forte, urlano come pazzi e la gente adora andarli a vedere dal vivo. Ecco allora che i cagliaritani Quercia, oltre essere tra i più ancorati sostenitori di una stoica forma di autonomia (“Preferiscono stare da soli!”, come mi disse il proprietario di un'etichetta al quale chiesi perché non li prendesse nel suo roster), fatta di auto-produzioni e DIY a cannone (“Onestamente -  mi dicono  - è puro amore di chiarezza, non c'è alcuna critica sottintesa. Se poi viene percepito come un invito a creare arte in maniera libera non può che essere quid in più e non di meno”), tornano a farci stupire e saltare sulla sedia del nostro intelletto. Non chiamateli indie però perché non potrebbero prenderla bene. “Non abbiamo mai sentito dire da nessuno che i Gazebo Penguins siano indie, anche perché non c’era tutta questa confusione”.

Dove Si Muore Davvero, nato tra gli studi ACME Cospiracy di Cagliari e l'Officina 13 di Olbia (la stessa di quella mina che fu 13 Pezzi dei Sangue, l'anno scorso) è degno seguito importante di Tutte le Cose che Abbiamo Perso e Perderemo, sviluppo irrazionale e disorientato oltre che disorientante, ma forse proprio per questo, decisamente tra i più eccitanti e coinvolgenti che ci si potesse attendere. Era forse dai tempi dei primi lavori di Lantern e Riviera che un disco non mi colpiva dritto al cuore con la stessa implacabile precisione di questo.

A voler essere a tutti i costi maligni, si potrebbe pure inferire che tanta destrezza ha fatto tesoro dei lunghi periodi di isolamento insulare forzato, una sorta di esilio involontario da qualsivoglia scena continentale. Ma, per l'appunto, giusto di malignità si tratterebbe, dal momento che solo e soltanto una sordità cronica poteva impedire di cogliere anche nei piccoli rapidi accenni di una discografia che si muove con i suoi tempi (La notte che guidavo da solo, inedita cover di The Night I Drove Alone dei Citizen nel 2017 o Fermissimo nel 2020) i manifesti segni della loro invero prodigiosa crescita compositiva ed espressiva in seno a un genere che non si cavalca ma si domina. Non a caso due buoni intenditori come Her Skin (presente in Quadro) via We Were Never Being Boring e Øjne (presenti in Scisto) via To Lose La Track non si sono tirati indietro quando gli è stato proposto di percorrere un po' di strada assieme.

In Dove Si Muore Davvero ci sono almeno una buona decina di canzoni che potrei dire memorabili, e in tutto ne contiene undici, capiamoci, brani ispirati a un uso prevalentemente malinconico e umorale della melodia - è questo il caso della già citata Quadro, struggente, della interlocutoria e Envy-ana Crollo, di quelle Confini e Dove Si Muore Davvero giocate quasi tutte sulla naturalezza e sul calore di una knowledge emocore espedita, fatta propria e rimessa in circolo un'altra volta con gusto e amore -, ora ligi alla più schietta eclettica punk e quindi scarni, frenetici e/o taglienti come nella dilaniante Pietre Fredde, Affogare - con le inebrianti sortite di wave 80's alla Cure a cucire i segmenti del brano -, la già nominata Scisto, togli fiato, oppure Chiasso, la più surrealista e arty (basta chiamarlo post) del lotto, Pavimento, un'altra creatura (de)generata da tutti i frammenti disseminati delle chitarre di Kinsella non fosse per un'indubbia personalità.

Obbligatorio citare a parte Guarire, dove si trova un possibile sotto-testo affine con ciò che può sentire o provare una persona con disturbi psichici o borderline o depressa (“Ci sono continui riferimenti che tentano di trattare, con delicatezza e grande onestà, diversi disagi e dolori di tipo psicologico, ma il testo di Guarire nasce più dal dolore della morte di un rapporto. Detto ciò, dentro una canzone ci può essere realmente tutto ciò che chi ascolta trova”). Strameritata a questo punto l'ammissione dei Quercia da Iglesias ai piani alti del emocore nazionale di questi anni e che gli altri ora facciano di meglio, o si facciano cortesemente da parte.

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La recensione Dove si muore davvero di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-12-05 17:26:00

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