Rudy Marra Sono un genio ma non lo dimostro 2007 - Cantautoriale, Rock

Sono un genio ma non lo dimostro precedente precedente

“Ho traiettorie corte esatte e zigzaganti / E ho una mia morale benché attratto dalla merda / E ho l’istinto di rompere le palle / Che serva o che non serva”.
Rudy Marra: uno che se non fosse mai nato, avrebbero dovuto trovare il modo di inventarselo. Un personaggio davvero carnevalesco – nel senso bachtiniano, e quindi migliore, del termine. Che ha traforato irrispettosamente oltre vent’anni di musica italiana. Come dire: dai Cazziacidi a SanRemo. Fino a Tosca e Cristiano De André. E a “Sopa d’Amour” (uscito nel 1995).

La sua “zuppa”, infatti, è strabordante. Cola dalla scodella ed inzacchera la tovaglia.

Il nuovo disco – il primo dopo la raccolta “Le parole d’amore” del 2001 e saltando l’ep dell’anno scorso – è innegabilmente inclassificabile. Pieno zeppo di belle canzoni. Pulite. Prive della spocchia e del piglio da Gran Maestro del Cantautorato, che spesso hanno anche i più sconosciuti esordienti. Ma con l’Esperienza lì dietro, dietro alle spalle, a suggerire le parole.

Inutile fare riferimenti: Marra è lì, fra gli appigli cantautorali più grossi. Ma con tante carte. Solo sue. Per esempio la ricchezza della sua musica. Dalle sonorità latine al cantautorato rock più intenso ed intimista. Dalle svisate rap (il manifesto ultra-dissacrante “Trompe l’oeil (facciamo finta)” o il latin-reggae-rap “Barricate”) alle lucidissime ballatone (“Il morso” sembrano gli Stadio migliori e l’ansimante “Di viaggi, naufragi e salvataggi”).

Insomma: non si fa mancare nulla, Rudy. Quasi come non avesse potuto decidere, e allora avesse preferito impastare tanti livelli e generi uno sopra l’altro, uno affianco all’altro. Sistemando in mezzo una voce “onesta”, ruvida e credibile: che non bara. Che fa passare, di volta in volta, la cifra dei suoi testi: l’indignazione, l’amore selvaggio, la fascinazione, l’incazzatura. Tutti impacchettati nel linguaggio nostro, quotidiano. E però – ovviamente – montato come un puzzle per nulla rassicurante – di quelli, per intenderci, dove rimane sempre un tassello fuori posto.

Quel tassello è la sua imprevedibilità (“Andare con l’esplosivo alle feste dell’ambasciata”), la sua follia. E’ un po’ come se Joey Catarro - alter ego punkettone di Rudy Marra - si fosse trasformato in un degnissimo e versatile compositore del nostro tempo.

Marra sta esattamente tutto dentro le contraddizioni della nostra contemporaneità, "un percorso ragionato fra le nostre convenzioni". E ci sta bene. In bilico. Ma bene.

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La recensione Sono un genio ma non lo dimostro di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-05-31 00:00:00

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