Riccardo D'Avino Autostop 2024 - Cantautoriale, Rock, Pop

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Piccoli racconti di vita vissuta, piccole perle semplici senza sovraccarico di orpelli. Una narrazione diretta che ci parla di presente e di passato e del loro inevitabile scontrarsi tra loro.

Autostop è il nuovo lavoro di Riccardo D'Avino, artista torinese di nascita e milanese d'adozione.

Si tratta di una raccolta di nove canzoni in stile pop melodico d'autore, con il fil rouge del tema dell'instabilità, della caducità.
Il sound de Il prossimo treno è molto standard, con una chitarra acustica strummata, una batteria essenziale ma con buon groove, un basso elettrico e dei pad riempitivi. Colpisce la voce che risuona piena nel registro basso e ben presente anche un'ottava su, dove si sposta ben presto.

Check-out si avvale di una batteria ibrida, con inserti di suoni elettronici e l'apporto di un sax d'altri tempi.
Con Fancazzista si tocca la tematica del mondo del lavoro italiano, carico di controsensi e convenienze a senso unico. Un testo graffiante supportato da un arrangiamento grintoso e da scelte armoniche che danno aria al brano, fino al ritornello che si attacca alle orecchie e non va più via. Un tormentone ben riuscito!

Questo lato di me mette ancora in mostra il registro basso della voce su una base di pianoforte e soft synth. Si aggiunge un controcanto con la voce di Roberta Monterosso che diverrà pian piano duetto, esplosivo nel ritornello armonizzato dalle due voci.
Il guru si apre con un paio di belle chitarre pulite che preludono ad un testo che è un divertissement, ironico e leggero. Lo swing di questo pezzo lo rende contemporaneamente moderno e senza tempo.

Primo febbraio è una bella ballata semiacustica con la partecipazione vocale di Solodiego che offre intrecci timbrici interessanti.
Io non ho niente di speciale inizia con degli stacchi obbligati per svuotarsi all'ingresso della voce e andarsi a riempire pian piano fino a comporre un reggae molto basico e abbastanza prevedibile che però si fa perdonare con la piacevolezza del testo e della leggerezza del sound.
Voglia di gridare parte con batteria elettronica e ancora una volta va riempiendosi di strumentazione di modulo strutturale in modulo strutturale. Si tratta di un canto con risposta, del racconto della storia del nostro paese filtrato attraverso il racconto dei propri genitori e dell'inevitabile scontro generazionale.

Si chiude con Cascine Vica, la canzone più lunga della tracklist che, con chitarra pulita e pad di archi si presenta come un racconto in musica. Il testo evoca immagini del passato ed è ancora la malinconia a prendere possesso della canzone.

In conclusione Autostop è un disco fatto di piccoli racconti che hanno a che fare col tempo, col paragone tra presente e passato che talvolta riesce a sospendere un facile giudizio, certe altre purtroppo ci cade dentro rischiando di annegare nella retorica. Ci sono tante piccole storie, di normalità e di vita vissuta che non sono fatte per graffiare, a parte Fancazzista che effettivamente sembra la canzone più decisamente dentro il presente e più abrasiva. L'ascolto risulta molto piacevole e fluido, grazie ad una voce capace di essere narratrice interna ed espressiva dei racconti e a degli arrangiamenti al passo con la contemporaneità, pur non spingendosi in ambiti di elettronica più spinta e mantenendo al primo posto la melodia all'italiana.

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La recensione Autostop di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-03-28 16:18:42

COMMENTI (1)

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  • riccardodavino 30 giorni fa Rispondi

    @vanninifrancesco grazie mille! Bella recensione, davvero. Ho notato molta attenzione e coinvolgimento nel modo in cui hai descritto il mio disco e le singole canzoni. Grazie davvero, molto apprezzato!