Dargen D'AmicoCiao America2024 - Rap, Pop

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Il nono disco di Dargen inizia con spigoli e smorfie audacissimi, per poi sprofondare in uno storytelling sempre più colloquiale ma sempre più perfetto. Soul, piacione, il nostro narratore delle cose del mondo è ancora lì davanti, a giocarsi la medaglia d'oro

Il tempo passa, i quaranta maturano, non si parla più della sua profezia del Covid, non si parla più dei dissing con Morgan - in diretta a differenza di un collega meno scaltro - a X-Factor, e non si parla ancora della sua seconda presenza a Sanremo. Aspettando Onda Alta Dargen D'Amico ci saluta, Ciao America, col suo nuovo disco, il nono in diciotto anni, una media invidiabile, che tiene alta la costanza sia nella quantità che, soprattutto, nella qualità.

Il tempo passa, come è normale, ma non passa mai la voglia di Dargen di voler "parlare delle cose". Più passa  questo maledetto tempo e più il suo cantautorap diventa un monolite, una pietra difficile da spostare, da trasportare in altri territori. Per godersi la musica di Dargen D'Amico, per capirla, bisogna stare alle sue regole, intransigenti, ironiche e omnicomprensive. 

Ciao America è un disco d'élite, perché è riservato solo a chi ha il tempo e la voglia di assaporarlo tutto, di chi ha la pazienza di superare la prima parte, fatta di spigoli sonori e smorfie cantate - e due featuring di cui parleremo dopo -, per approdare a un ipotetico Lato B densissimo e poetico, la parte davvero preziosa di un lavoro di difficile digestione, così come le "cose" di cui parla.

Tutto l'inizio è un inno alla respingenza, fatto di scelte folli che sarebbero anti-pop per tutti, ma non per Dargen, che in qualche modo ci ha sempre abituato al ritornello spacca-meningi, a una cassa dritta improvvisa, al lasciarsi andare come scelta stilistica, quasi ad arrivare all'antipatia. Di certo iniziare un disco con Rkomi e Vincenzo Fasano al proprio fianco non è certo quello che ci saremmo aspettati, ma funziona alla grande.

L'idea del featuring come spazio da lasciare ad altri artisti per autocelebrarsi si decostruisce da sola, mentre Metà di qualcosa - a tutti gli effetti un'intro fumosa e misteriosa - e Complicarti la vita fanno capolino nelle nostre orecchie. Entrambe in minore, entrambe accompagnate da una "voce" e da un rapper, come se Dargen si fidasse dei propri amici per fare gli onori di casa. Anche Beatrice Quinta e Gué si portano a casa alla grande la sfida-tranello di Jacopo, complementari nel parlare di problemi e complessi d'amore.

In Ciao America la bussola e l'equilibrio sono due concetti che affiorano a sprazzi, e che forse sono necessari dopo il delirio techno-russo di Energia Electronica, dove lo slavismo sonoro tocca apici che lo sentissero in alcune redazioni avremmo un nuovo nome nella lista dei putiniani d'Italia. Sicuramente da 6 di sera in poi qualcosa cambia, come dopo un'overture in cui gli strumenti in fase di accordatura abbiano preso il controllo della situazione, sfogando la propria follia nel minor tempo possibile. A cambiare è la prospettiva, l'improvviso allargarsi dell'inquadratura.

Cambia in modo repentino l'attitudine di Dargen, che inizia a fare letteralmente quello che vuole, alle prese col suo rap sempre più colloquiale ma allo stesso tempo incastrato in modo perfetto nel sound incisivo elaborato dalla sua squadra di produzione. Forte ed efficace è il contrasto giocoso tra le smorfie che sarebbero molto facilmente leggibili sul suo volto mentre canta, e le atmosfere morbide e quasi soul che a più riprese plasmano la forma del disco, come testimoniato in Check-in e Patto di fango, titolo facilmente storpiabile in pianto di fango, commovente racconto di un padre assente, o presente nel modo sbagliato.

Ma in tutto questo tempo, dopo tutte queste canzoni, la certezza rimane ancorata alla fine del disco. Arriverà sempre il momento del Dargen totalmente a riposo, col cervello dalla briglia sciolta, le gocce di amaro sulla barba, e il fare piacione che si scioglie verso la delicatezza, e qui tocca a Vita X Sempre giocare in questo campo. Ovviamente in chiusura, ovviamente con una produzione a tratti ambient, come è giusto che sia per chi sa sempre di fare le scelte giuste, di scrivere i pezzi migliori degli altri, ma che non ama farlo vedere, non ama palesarlo in modo plateale. L'atteggiamento terribilmente romantico di chi sa di valere un primo posto, ma preferisce correre con gli occhiali da sole, godersi il panorama e arrivare secondo. D'argento D'Amico.

Dargen sarà a Sanremo con Onda alta, uno dei pochissimi pezzi che parlano di questioni sociali in questa edizione del Festival. La sua presenza sui temi d'attualità all'evento sarà portata avanti anche con Edicola Dargen: ogni giorno produrrà un fumetto in carta riciclata di Daniel Cuello e proporrà una serie di incontri con Maura Gancitano e Andrea Colamedici di Tlon e molti ospiti, tutti i giorni a partire da martedì 6 febbraio alle ore 18:30 in Piazza V. Muccioli 16 a Sanremo. Ecco il programma.

Martedì 6 febbraio
“SE BASTA UN TITOLO”
Valerio Nicolosi – Giornalista, Fotografo e Podcaster

Mercoledì 7 febbraio
“SIAMO PIÚ DEI SALVAGENTI SULLA BARCA”
Cecilia Strada – Resq Onlus

Giovedì 8 febbraio
“PER SENTIRSI VIVO”
BabelNova Orchestra

Venerdì 9 febbraio
“STA ARRIVANDO L’ONDA ALTA”
Olmo Parenti - Regista
Alessandro Porro – Soccorritore SOS Mediterranee

Sabato 10 febbraio
“SE LA GUERRA É DEI BAMBINI”
Leila Belmoh

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La recensione Ciao America di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-02-02 00:00:00

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