Mattia Donna
Sul Fianco Della Strada 2007 - Cantautoriale

Sul Fianco Della Strada

Questo disco non è semplice, o almeno non è semplice per me scriverne. Perché mi lascia perplesso, come incapace di togliermi una smorfia dubitativa che è spuntata al primo ascolto e non è più scomparsa. In breve: disco cantautorale puro, con qualche spruzzata folk-stradaiola in stile primi Yo Yo Mundi a fare da contraltare a suoni che ricordano con impressionante chiarezza “Volume Otto” di De Andrè e De Gregori. Un progetto che, lungi dall’essere fautore di rivoluzioni copernicane nel genere, si propone quindi di tessere trame tra mondi che possiedono caratteristiche ben delineate e che si prestano ad incroci soddisfacenti. La perplessità circa questa operazione non risiede dunque nelle linee programmatiche, ma nell’effettivo sviluppo delle stesse, andando a toccare due diverse sfere di problematicità.

La prima di queste concerne uno sbandamento che caratterizza certi pezzi e li spinge con eccessivo vigore verso le già citate atmosfere di “Volume Otto”; è il caso de “Le maschere bianche”, brano interessante e ben strutturato ma a tratti sovrapponibile a “Canzone per l’Estate” (di De Andrè). In questo e in altri passaggi si avverte un salto dall’essere autore di un rispettoso omaggio filologico all’essere succube di un macigno che crea timore reverenziale. Tale atteggiamento si declina come una zavorra per arrangiamenti che risultano puliti ma poco significativi e la cui realizzazione pratica è affidata, tra gli altri, a tre elementi della band di Guccini (Tempera, Bandini, Mingotti), ovvero a chi da anni ne omologa le canzoni su uno standard musicale non eccelso (eufemismo).

Sarebbe tuttavia un problema accantonabile se non emergesse il secondo, cruciale, punto debole, consistente in una scrittura che raramente si dimostra capace di lasciare il segno e di affascinare. Le rapide narrazioni di Mattia Donna scorrono infatti senza colpo ferire, vittime di una ripetuta posa da navigato flaneur sospeso tra donne e viaggi. Così, se la tripletta iniziale configura un avvio senza dubbio promettente, il prosieguo del lavoro finisce per avvitarsi su se stesso, senza riuscire a creare una coesiva atmosfera da concept. Trattandosi di un cantautore, la questione non è da poco e porta alla nascita e alla permanenza di quella smorfia dubitativa di cui si parlava in apertura, che si spera possa essere fugata da prove più compatte ed emotivamente più energiche.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.