SalmoCVLT2023 - Rap

CVLTprecedenteprecedente

Un bel disco di due campioni del genere, a cui manca però un po' di "botta"

All’annuncio di CVLT, disco di Salmo e Noyz Narcos assieme, era impossibile restare indifferenti, due giganti del rap italiano che fanno un disco assieme non possono passare inosservati, le premesse quindi ci sono e vengono messe in chiaro da tutta la comunicazione che accompagna l’uscita del progetto, la copertina con un coltello insanguinato, il titolo, il cartellone a milano poi buttato giù dal comune, il progetto sembrava rappresentare alla perfezione tutto quello che ci fece impazzire per i due artisti anni fa. 

L’identità del progetto viene  poi messa in chiaro con lo spoiler di ANTHEM, l’intro del disco, dove Salmo e Noyz si alternano al microfono su un beat pesantissimo, con barre colme sia di citazioni al cinema che alle loro discografie passate, facendo da subito capire i temi del progetto: Cinema, Rabbia e come ogni disco rap che si rispetti: loro stessi.

Quasi tutto il disco ha un sound a dir poco cupo, a tratti ricorda quasi la colonna sonora di un film horror, le melodie sono ipnotiche, le drums sono principalmente 808 su cui Salmo e Noyz riversano i loro testi che come sempre non fanno grossi giri di parole e arrivano dritti al punto, senza peli sulla lingua insomma.

Il sound molto specifico e le identità molto forti di entrambi sono croce e delizia di questo disco, se all’inizio dell’ascolto ci si gasa per il sound e  tutta la rabbia dei due, verso la metà dell’album si inizia a percepire un senso di monotonia, i beat le famose melodie “horror” e le 808 iniziano a stancare a volte addirittura rendendo difficile il distinguere una traccia dalla precedente, tanto che al passaggio al sound più classico di “CROCI € CRISTI” si tira un sospiro di sollievo, per poi restare delusi al beat switch che ci riporta al sound del resto del disco, quasi come se i due artisti avessero paura di allontanarsi da una zona di confort, che stupisce visto la versatilità e propensione all'evoluzione che hanno sempre dimostrato entrambi nel corso delle loro carriere.

Gli highlight in positivo del disco sono sicuramente “RESPIRA” e “MY LOVE SONG 2”, la prima in collaborazione con un Marracash sempre in forma ci regala alcune tra le barre più forti dell’album, anche se in alcuni momenti si perde in giochi di parole di bassissimo gusto soprattutto se si tiene conto da quale penna arrivano, il sound invece è lo stesso che probabilmente qui non stanca perché siamo ancora all’inizio del disco.

MY LOVE SONG 2 invece è praticamente l’unico pezzo libero dalla monotonia che assale il progetto, le batterie non sono più elettroniche finalmente, l’anima più melodica del beat fa respirare e rinfresca le orecchie ma soprattutto lascia spazio al ritornello cantato da Coez e Frah Quintale, anche se forse viene da chiedersi se il pezzo suoni bene in quanto effettivamente un lavoro di qualità o semplicemente perché libera dalla pesantezza provata finora.

CVLT non è un disco completamente da buttare, nessuna canzone è “brutta” o da buttare, anzi, prese singolarmente fanno tutte la loro porca figura, ma, mancano tutti di identità o per meglio dire hanno tutti un'identità fortissima, il problema è che è sempre la stessa, una vera delusione soprattutto considerando da chi arriva questo disco: due artisti che hanno fatto la storia del genere in italia, riuscendo a restare sempre rilevanti e al passo coi tempi senza annoiare mai e da cui ci si aspettava un qualcosa che avrebbe potuto dare una svegliata a una scena italiana che almeno tra i big, fa sempre più fatica a spiccare e a dimostrare di avere ancora qualcosa di nuovo da mettere sul tavolo.

---
La recensione CVLT di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-02-29 16:50:00

COMMENTI

Aggiungi un commentoavvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussioneInvia