Alessandro Stefana
Poste E Telegrafi 2007 - Strumentale, Sperimentale, Psichedelia

Poste E Telegrafi

Che cosa cercare in un disco. Chiedersi se ciò che conta è il rispetto delle regole imposte dal comune sentire o l'andare oltre. Comprare continuamente emozioni all'hard-discount dei sentimenti che risiede abitualmente dentro gran parte della musica moderna. E poi dire basta a tutto questo, per affidarsi soltanto al talento. Come quello di Alessandro Stefana, già polistrumentista per Vinicio Capossela e Marco Parente. Un menestrello post moderno che, con un bagaglio pieno così di inquietudini, pubblica il suo esordio, "Poste E Telegrafi".

Un lavoro bellissimo con cui strappa pezzi di cuore per farli diventare note musicali che grondano sangue e meraviglia. Protagonista assoluta è la chitarra, che in questo disco canta malinconica e s'immerge tra le pieghe di un silenzio spettrale. L'elenco degli ospiti presenti in "Poste E Telegrafi" è lungo, e solo il pronunciarne il nome dà un senso di vertigine. Marc Ribot (già con Tom Waits e John Zorn), Leo Abrahams (Brian Eno e Ed Harcourt), Enrico Gabrielli, Vincenzo Vasi, Davide Tidoni e il già citato Parente. Ognuno di essi contribuisce con un mattoncino al completamento di questo edificio in cui convivono ambient e psichedelia, rumorismi electro e tenerezze blues.

Vicino, per approccio e sensibilità, al Bruno Dorella sognante dei Ronin, Stefana confeziona un piccolo gioiello. Di quelli da ascoltare nella penombra dei propri pensieri, mentre fuori il mondo si affanna a scavarsi la tomba con le sue stesse mani.

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